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Il Giappone si prepara al rilascio in mare dell'acqua radioattiva di Fukushima: le rassicurazioni dell'Onu

Kishida Fumio

Sono in scadenza i due anni previsti dal governo giapponese per l'attuazione del piano di rilascio in mare dell'acqua radioattiva trattata dalla centrale nucleare di Fukushima: il conto alla rovescia volge al termine

Dodici anni dopo l’incidente considerato la contaminazione radioattiva più grave nella storia umana, il Giappone valuta la possibilità di iniziare il rilascio in mare dell’acqua radioattiva trattata dalla centrale nucleare di Fukushima. Dopo che il primo ministro Fumio Kishida farà il suo rientro dal vertice trilaterale con gli Stati Uniti e la Corea del Sud, «prenderemo la decisione, al momento non possiamo parlare di una data specifica» dichiara il portavoce del governo Hirokazu Matsuno.

L’Onu rassicura sull’impatto radiologico dell’acqua sull’uomo e sull’ambiente

Nonostante il timore espresso dai Paesi confinanti (tra cui la Cina) e dall’industria ittica locale – preoccupata del potenziale danno di reputazione –, a inizio luglio l’Agenzia internazionale per l’energia Atomica (Aiea) ha espresso un parere favorevole al rilascio pianificato. L’Organizzazione delle Nazioni Unite sostiene che l’impatto radiologico dell’acqua sulle persone e sull’ambiente sarebbe «trascurabile» e, pertanto, conforme agli standard di sicurezza globali. Ad approvare il piano nell’aprile del 2021 è stato Yoshihide Suga, predecessore di Kishida, con la promessa di attuarlo entro circa due anni. A gennaio 2023 l’attuale amministrazione ha confermato di volere completare tale risoluzione «nel periodo compreso tra la primavera e l’estate». Si direbbe che manca poco, non sbaglia (forse) chi ipotizza che l’operazione possa avvenire tra la fine di agosto e l’inizio di settembre.