> > Guerra in Ucraina, il maggior sostegno economico per Kiev arriva dall'Unione ...

Guerra in Ucraina, il maggior sostegno economico per Kiev arriva dall'Unione europea

2023 l'anno della vittoria dall'invasione

Una ricerca evidenzia che l'Unione europea è stata molto attiva nel sostegno economico e militare all'Ucraina

Negli ultimi tempi si è molto parlato del sostegno, soprattutto militare ed economico che tanti Paesi occidentali hanno dato, e stanno continuando a dare, all’Ucraina nella lunga battaglia che vede Kiev impegnata contro Mosca. “Le risorse non sono illimitate” ha ricordato solo poche ore fa il ministro Crosetto, ma i dati parlano chiaro: i maggiori aiuti fin qui sono arrivati proprio dall’Unione europea.

Sostegno all’Ucraina, comanda l’Unione europea: i dati

Lo Ucraine Support Tracker ha pubblicato uno studio, con i dati aggiornati a fine del mese di luglio di quest’anno, che ha evidenziato come a sostenere maggiormente l’Ucraina, almeno dal punto di vista economico e militare, siano stai i Paesi Ue. La spesa totale ha sfondato il muro dei 132 miliardi di euro, contro i 69 degli Stati Uniti e 36,5 provenienti da altri Paesi (tra cui troviamo anche la Gran Bretagna). Perché Joe Biden non fa contribuire l’Europa alle spese per Kiev? Neanche un dollaro in più va speso finché l’Europa non eguaglierà quanto speso dall’America” – si lamentava Donald Trump, ma i dati, come ha messo in evidenzia lo studio, sono diversi da quelli raccontati dal tycoon.

Sostegno all’Ucraina, comanda l’Unione europea: il Pil

Osservare questi dati nei loro aspetti più generali può essere utile per avere un’idea generica sulla situazione, ma per scendere maggiormente nello specifico è corretto valutare il rapporto tra gli aiuti forniti dai Paesi all’Ucraina e il Pil dei suddetti Stati. Ebbene, la medesima ricerca di Ucraine Support Tracker, ha fornito anche questi dettagli, spiegando come sia la Germania il Paese più virtuoso in questo senso, avendo impegnato lo 0,90% del proprio Pil allo scopo. A seguire troviamo la Gran Bretagna con lo 0,50% e subito dopo gli Stati Uniti con 0,33. L’Italia è più staccata e si ferma allo 0,12%.