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Covid, seconda ondata: è allarme depressione tra i giovani

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La seconda ondata di Covid e l’isolamento dovuto alle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria sta causando un ‘allarme depressione’ tra i giovani.

La seconda ondata relativa all’aumento dei casi di coronavirus e il prolungamento della condizione di isolamento sta facendo registrare un aumento esponenziale degli episodi depressivi tra i giovani.

Covid, seconda ondata: allarme depressione

La chiusura di scuole, cinema, palestre, luoghi tipici della movida dovuta al nuovo lockdown causato dal dilagare del Covid sta mettendo a dura prova gli adolescenti. Secondo uno studio condotto da un gruppo di psicologi afferenti all’associazione «Donne e qualità della vita» su circa 600 individui di età compresa tra i 12 e 19 anni, inoltre, le ragazzepresentano sintomi di depressioni più frequenti nel 68% dei casi analizzati rispetto ai ragazzi che corrispondevano a circa il 42%.

Il parere degli esperti, quindi, dimostra che sono le ragazze a soffrire di più a causa delle limitazioni imposte nei mesi vissuti all’insegna dell’emergenza sanitaria.

I soggetti che hanno partecipato allo studio, poi, sono stati sottoposti ad alcune interviste che hanno permesso di evidenziare cosa manchi di più agli adolescenti. La classifica stilata vede la scuola al primo posto, seguita da amici, palestra, cinema, luoghi in cui ballare e stadio.

Gli psicologi, pertanto, hanno commentato l’indagine con le seguenti parole: «Sono venuti a mancare tutti i nutrienti essenziali. Tutti i vecchi rituali si sono fermati, mancano valvole di sfogo e così trovano più spazio le malinconie, le paure, i sensi di inadeguatezza, i mostri interni con cui confrontarsi».

Le ragazze tra gli adolescenti più colpite

A proposito dei disagi vissuti dalle ragazze, la psicoterapeuta Monica Letta, docente di psicologia dell’età evolutiva presso la scuola di specializzazione dell’Aisfi ha dichiarato: «Le ragazze soffrono di più. Non trovano un senso alle loro giornate, hanno ricorrenti pensieri di morte. La depressione, tra di loro, è aumentata in modo impressionante. È un fenomeno silente, asintomatico, senza manifestazioni evidenti perché non vogliono far preoccupare i genitori. Al maschile è concessa una manifestazione del disagio, al femminile no. Le ragazze hanno la tendenza a tenersi tutto dentro».

La psicoterapeuta ha anche affermato: «Credo che sugli adolescenti sia estremamente visibile il fallimento del mondoadulto e dell’assenza di valori forti e di esempi solidi. La crisi attuale getta una luce potente sul vissuto depressivo mascherato di una giovanissima generazione di ragazze a cui vengono inviati messaggi contraddittori. Le donne possono fare quello che fanno gli uomini, la cultura e la realizzazione sono importanti, ma i modelli femminili portati alla ribalta sono donne che hanno successo con la loro immagine. Le donne di successo sono spesso identificate con le influencer, “che sono geniali e spesso hanno anche studiato”. D’altronde una ragazza che ha successo nello studio, e nel contempo non ha un aspetto al passo con le pretese del culto dell’apparenza, non ha vita semplice e non rappresenta un modello esistenziali cui aspirare e a cui ispirarsi. Va da sé che in un contesto depressivo e deprivante, il vuoto di senso che pervade ancora il destino del femminile esploda nei sintomi della depressione».

I disagi delle giovani donne e delle generazioni adulte

Diversa, invece, la condizione delle donne dai 20 anni in poi che, secondo le analisi effettuate della psicoterapeuta Monica Letta, si dimostrano molto più resistenti a livello psicologico. La specialista, infatti, in relazione a questa particolare categoria, ha sottolineato: «Si stanno abituando all’incertezza, senza però subirla. Prendono confidenza con uno stato di instabilità cronica. Questo è un fattore positivo, la forza del terzo millennio è l’adattabilità».

Le generazioni più adulte, invece, manifestano difficoltà più marcate poiché «il disagio del mondo femminile – ribadisce la psicologa – è amplificato dall’estrema incertezza attuale che si sovrappone all’incertezza congenita del destino delle donne».