Celeste Pin se n’è andato all’improvviso. Nessuna spiegazione chiara, solo ipotesi sulla causa della morte. E quel silenzio intorno, che inquieta più delle parole.
Celeste Pin, quei dubbi che non passano: la causa della morte non convince
All’inizio sembrava tutto chiaro. Una tragedia privata. Il corpo di Celeste Pin, ex calciatore amato dalla curva viola, trovato nella sua casa, sulle colline di Firenze.
Aveva 64 anni. Tutti parlavano di suicidio. Un gesto estremo, inspiegabile forse, ma chiuso lì.
Solo che non era chiuso per tutti.
Elena Fabbri, la sua ex moglie, non ci crede. Non crede che sia questa la causa della morte. Non le torna. E lo dice. «Qualcuno ha delle responsabilità», ha ripetuto più volte, come riporta fanpage.it. Non accusa, ma nemmeno tace. E da lì, qualcosa cambia. La storia prende un’altra piega.
Perché c’è quella telefonata, ricevuta in vacanza, che – dicono – l’aveva scosso. Era strano, diverso. Chiuso. Poi, il ritorno a casa. Poi basta.
La Procura adesso ha aperto un fascicolo. C’è scritto: omicidio colposo. Non si esclude niente. Non ancora.
Casa sotto controllo, autopsia e conti: la pista che riapre tutto
Nel frattempo, l’indagine è partita. In silenzio, come si fa in questi casi. Il corpo di Pin è stato sottoposto ad autopsia. Ci saranno analisi. Riscontri. Serve tempo. Ma intanto gli investigatori stanno passando al setaccio ogni centimetro della casa. Di nuovo.
Il cellulare è già stato sequestrato. Ora cercano altri dispositivi. Documenti. E un eventuale testamento. Non è ancora emerso. Ma potrebbe esserci. O no.
Anche i conti bancari verranno esaminati. Spulciati. Per capire se c’erano problemi, movimenti strani, pressioni. Non è solo curiosità: capire quei numeri può voler dire capire un pezzo della storia.
Intanto, la casa di Pin è sorvegliata. Nessuno deve entrare, nessuno deve toccare. Non ora. Potrebbe esserci ancora qualcosa, lì dentro. Un dettaglio, un’ombra, una conferma.
La causa della morte di Celeste Pin, oggi, non è più un fatto chiuso. È un giallo. Uno vero. E dietro, ci sono ancora troppe cose che non tornano.