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Il caso Harry e Meghan è tutto marketing?

Harry e Meghan Markle

Sulle vetrine di tutti i negozi Waterstones di Londra, famosa catena di librerie, campeggia una foto del Principe Harry: è la copertina di “Spare” l’imminente libro di memorie del reietto nobile di casa Windsor.

Sulle vetrine di tutti i negozi Waterstones di Londra, famosa catena di librerie, campeggia una foto del Principe Harry: è la copertina di “Spare” l’imminente libro di memorie del reietto nobile di casa Windsor. Un cartello dice che il volume si può prenotare a metà prezzo.
Mai era successo, nel mondo editorial del Regno Unito, che uno libro non ancora uscito sia venduto in anticipa saldo. Forse per aggressiva strategia commerciale o forse per la fuga di di anticipazioni – imprevista fa sapere la casa editrice, ma ha tutta l’aria di una strategia di marketing, nemmeno troppo originale – che ne hanno un po’ bruciato l’attesa.

Maldestramente tradotto in Italia “Secondogenito”, mentre la parola inglese ha più livelli semantici – tra cui quello di “rimasuglio, avanzo”, spare change sono le monetine inutili che rimangono in tasca – il libro è già una bomba prima ancora di essere arrivato sullo scaffale per le velenosissime rivelazioni che stanno uscendo alla spicciolata. Il fratello del Principe William, futuro Re d’Inghilterra, ha scritto un libro dove getta palate di fango su tutta la famiglia reale, lui stesso incluso. Sullo sfondo sempre le accuse, arma molto furba nel mondo contemporaneo, di più o meno velato razzismo verso la moglie Meghan, americana sanguemisto il cui colore della pelle sarebbe stato preso di mira dalla famiglia Windsor.

Da anni la telenovela di Harry & Meghan tiene banco tra gli appassionati di case reali e del gossip in generale: il loro addio alla casa reale all’inizio del 2020 è stato un terremoto. E per altrettanti anni, Meghan è stata vista come la mantide religiosa: è diffusa l’opinione che sia stata l’ex attrice della serie tv Suits a plagiare il “povero“ Harry, adulto traumatizzato dalla precoce morte della madre, la principessa Lady Diana, a 12 anni. La famiglia vanta già un clamoroso precedente: il prozio di Harry, Edoardo VIII, rinunciò alla corona per scappare con l’ereditiera Wally Simpson, si dice sedotto dalle arti amatorie della signora, che aveva passato un periodo in Cina e pare avesse imparato i segreti delle donne asiatiche.

Ma le anticipazioni che stanno uscendo, ribaltano l’immagine di un Harry succube della moglie arrivista: trasuda un grande risentimento, ai limiti dell’odio, dell’erede; non si risparmia veleno nemmeno per la nonna Elisabetta fino al fratello, o fratellastro, con cui avrebbe avuto pure un battibecco finito a botte. Le mai sopite voci che Harry sia figlio del maggiore Hewitt, amante della madre, nel libro trovano ulteriori conferme da presunte battute che Re Carlo III avrebbe rivolto al figlio.
Ma quale mantide religiosa: il principe è il vero Rasputin, la pecora nera che muove i fili della battaglia contro la sua famiglia. Harry e Meghan sono una sorta di Bonnie & Clyde che vogliono far saltare in aria gli Windsor; o quantomeno portare a casa una palata di soldi. Per il solo libro “Spare”, Harry ha incassato 20 milioni di dollari di anticipo; e poi ci sono la docuserie Netflix; e la famigerata intervista a Oprah Winfrey; e una precedent biografia.

La strategia delle anticipazione alla spicciolata sta riuscendo: sabato 7 gennaio il quotidiano istituzionale Times di Londra ha dedicato 10 pagine allo scandalo Harry. Il giornale inglese, peraltro di area conservatrice, mostra una certa condiscendenza verso il riottoso Harry. Figurarsi quotidiani più progressisti come il Guardian: tutta la stampa mainstream britannica, notoriamente radical chic, nutre un vago sentimento antimonarchico. E dunque Harry diventa il loro beniamino.

Finora, però, i vincitori sono Re Carlo III e tutto il palazzo: il nuovo sovrano, seguendo la madre, di fronte alle gravi rivelazioni del figlio, che ovviamente sono di parte, sta mantenendo il classico aplomb britannico. “Never complain, never explain” mai lamentarsi mai dare spiegazioni, un motto che ha fatto la fortuna della Regina più longeva di tutta la storia della corona.