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Il “regalino” di Conte: tasse bancarie aumentate e 42 miliardi di ricavi fantasma

L'ex premier Giuseppe Conte

Conte: tasse bancarie aumentate: "Quel governo ne ha combinata un'altra che peserà soprattutto sulle piccole e medie imprese italiane"

In un articolo al vetriolo su Il Giornale Nicola Porro ha parlato del “regalino” di Giuseppe Conte prima che il medesimo lasciasse Palazzo Chigi: quello delle tasse bancarie aumentate e dell’obbligo di quei 42 miliardi di “ricavi fantasma”. Insomma, a parere del giornalista l’ultimo “parto legiferativo” del governo a guida anche del M5s è stato un vero colpo basso. Ha scritto Porro: “Il governo Conte ne ha combinata un’altra che peserà soprattutto sulle piccole e medie imprese italiane, così alla chetichella nel 2019”. 

Conte: tasse bancarie aumentate 

Ma cosa? Il giornalista lo spiega: “Ha con un tratto di penna deciso che le imprese italiane nel 2020, dovranno dichiarare ricavi di 42 miliardi in più rispetto a quello che hanno effettivamente realizzato. E questa follia continuerà per tutti gli anni a seguire, se qualche ben pensante del nostro Parlamento, sempre a parole pro imprese, non si svegli e cambi la norma”. In silloge di spiegazione il meccanismo è questo: “L’Italia, recependo una direttiva europea ha deciso che solo una parte degli interessi passivi che ogni anno le imprese pagano per i loro debiti bancari, possano essere detratte, siano considerati costi”.

Costi, ricavi e stangata finale

“Anche in questo caso la vicenda è un po’ più articolata: ma la sintesi è che ogni cento euro di ricavi io possa considerare costi solo 30 euro di interessi”. E ancora, secondo i calcoli di Unimpresa sugli effetti del meccanismo: “Le aziende italiane avrebbero avuto 68 miliardi di costi per interessi bancari che avrebbero potuto scaricarsi, ma che in realtà, per le nuove regole, ben 42 di questi non sono scaricabili”.