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Israele, è boom di contagi da Covid-19: sono 8.646 i nuovi positivi

Israele, boom di positivi da Coronavirus

Nonostante siano oltre 1 milione i vaccinati con terza dose, salgono a 8.646 le infezioni nelle ultime 24 ore in Israele. Ma come mai?

L’Israele era stato il paese più veloce nella campagna vaccinale contro Covid. Attualmente, tuttavia, stando ai numeri sembra che il virus, in particolar modo la variante Delta, stia riprendendo a circolare senza freni, portando ad un aumento importante dei positivi.

 Certamente questi numeri hanno bisogno di spiegazioni, in quanto è necessario tener conto che  la percentuale di vaccinati con due dosi in Israele si è fermata al 58%.

Covid, boom di contagi in Israele: 8.646 nuovi positivi

Ieri sono stati registrati 8.646 nuovi casi positivi: un record perchè da fine gennaio non si raggiungevano questi numeri. Il ministero della Salute israeliano spiega che fra i malati ci sono soprattutto ultra60enni non vaccinati, mentre i casi gravi sono 154,7 ogni 100mila abitanti. Per quanto concerne i  i vaccinati della stessa classe d’età l’effetto è di 19,8 casi gravi su 100mila. Il numero di malati in grave condizioni è salito a 559, il dato più alto da metà marzo, di cui 89 i pazienti in terapia intensiva. Durante la notte sono stati 13 i decessi.

Israele da inizio agosto ha avviato una campagna vaccinale per iniziare a somministrare una terza dose di vaccino agli ultra50enni, alle persone fragili ed al personale sanitario. 

Finora, quindi, la terza dose ha riguardato un milione di persone. Tuttavia, il primo ministro, Naftali Bennett, ha marcato la questione che c’è ancora un milione di persone che non ha ricevuto la prima dose, pur avendone la possibilità. Qualche giorno fa Jacob Haviv, il direttore generale  dell’Herzog Medical Center, è stato intervistato dal IlFattoQuotidiano:

“La maggior parte dei pazienti ricoverati ha più di 60 anni. Il più giovane ha 51 anni e il più vecchio ne ha più di 100. Al momento abbiamo 80 pazienti nei reparti Covid. Abbiamo trattato più di 150 pazienti dall’inizio della quarta ondata. Di questi 80 circa 60 sono vaccinati, 35 quelli in gravi condizioni e tra questi 26 sono vaccinati”.

Haviv ha poi posto l’attenzione sui decessi:

“Il tasso di mortalità in questa quarta ondata sembra essere simile a quello delle ondate precedenti. Forse anche un po’ meno. Non abbiamo osservato un decorso più grave della malattia rispetto alle ondate precedenti, ad eccezione forse di un peggioramento più rapido durante i primi giorni. Il resto della malattia sembra essere lo stesso di prima e, in ogni caso, certamente non più grave. Il numero di decessi è troppo esiguo in questo momento per poter effettuare statistiche significative per quanto riguarda una divisione tra vaccinati e non vaccinati”.

Covid, boom di contagi in Israele: “É dovuto ad una dimunizione dell’efficacia della vaccinazione con il tempo”

Quindi, le cause dei contagi hanno una spiegazione? A detta di Haviv sì:

“Molto probabilmente è dovuto ad una diminuzione dell’efficacia della vaccinazione con il tempo, specialmente in quelli vaccinati all’inizio, circa 6 mesi fa. Potrebbe anche essere legato alla ridotta sensibilità della variante Delta alla vaccinazione o, probabilmente, una combinazione di entrambi i fattori”,

Covid, boom di contagi in Israele: Usa si preparano alla terza dose

Insomma, è la variante Delta a fa paura, visto i danni evidenti in tutto il mondo, nonostante la campagna vaccinale. Basti pensare che anche gli Usa si preparano all’annuncio della terza dose:

“Prevenire la diffusione della prossima variante è la sfida più grande. La diffusione in tutto il mondo avviene principalmente attraverso il trasporto aereo e l’ingresso attraverso gli aeroporti e poi, naturalmente, si diffonde direttamente nella comunità attraverso il contatto diretto, che diventa incontrollato. La sfida principale è contenere le nuove varianti all’interno della comunità in cui si formano e impedire che i portatori viaggino per via aerea o con altre modalità (a seconda del paese) e infettino altre comunità. La vaccinazione non è ancora la soluzione definitiva, e il mondo è ancora lontano dalla cosiddetta ‘immunità di gregge”.