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La guerra civile in Sudan che dura da 900 giorni e le scioccanti verità che umiliano l’umanità.

Oltre 900 giorni di distruzione e fame: la tragedia di un popolo dimenticato

Da violazioni su larga scala dei diritti umani e una carestia persistente al collasso dei servizi essenziali che ha spinto milioni di persone sull’orlo della morte—soprattutto donne e bambini—milioni di sudanesi hanno vissuto oltre 900 giorni di combattimenti feroci.

Fino a trasformare la crisi del Sudan in una delle peggiori emergenze umanitarie al mondo.

Numeri che rivelano realtà scioccanti sono stati pubblicati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sul proprio account sulla piattaforma “X”: in primo piano ci sono 11,9 milioni di sudanesi costretti a fuggire dalle proprie case a causa dei combattimenti e 4,2 milioni diventati rifugiati nei paesi vicini come Egitto e Ciad.

Tra i dati più dolorosi all’interno del Sudan c’è la permanenza del rischio di carestia per milioni di persone in numerose aree, tra cui il Darfur, mentre 30 milioni di sudanesi—di cui 15 milioni di bambini—dipendono dagli aiuti umanitari. La maggior parte dei rifugiati sudanesi sono donne e bambini, i più bisognosi di protezione.

Secondo l’UNHCR, la crisi in Sudan è aggravata dalla carenza di finanziamenti: il Piano di Risposta Umanitaria 2025 registra un deficit del 65%. “Le nostre squadre lavorano senza sosta per aiutare le famiglie più bisognose e i nostri sforzi continuano per fornire protezione, alloggi e aiuti salvavita, incluso un sostegno economico alle famiglie più vulnerabili per coprire i costi di cibo, acqua, medicine e riparo”, ha affermato l’agenzia.

Intanto in Europa crescono i timori per l’allargamento del conflitto: il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha definito la situazione in Sudan “catastrofica”, mentre la sua omologa britannica Yvette Cooper ha denunciato condizioni “terrificanti”.

Una sofferenza in aumento

Tuttavia, le cifre dell’UNHCR su vittime e affamati in Sudan sono destinate a salire, alla luce di nuovi sviluppi sul terreno che indicano l’espansione dei combattimenti verso il Kordofan, con attacchi condotti dall’esercito sudanese tramite droni, gli ultimi dei quali nelle due province del Kordofan Settentrionale e Occidentale. Le Nazioni Unite hanno avvertito che la violenza si sta propagando verso lo Stato del Kordofan, confinante con il Darfur.

Sette civili, tra cui bambini, sono stati uccisi e altri feriti venerdì, a causa di un attacco con drone contro un campo per sfollati nella città di Al-Abbasiya Tagali, nel Kordofan Meridionale. La piattaforma “Darfur 24”, citando testimoni oculari, ha riferito che il drone ha lanciato un ordigno che ha colpito una tenda in cui alloggiava una famiglia sfollata.

Dopo la presa della città di Al-Fashir da parte delle Forze della Coalizione “Tasis”, i droni dell’esercito sudanese e dei suoi alleati islamisti hanno intensificato i bombardamenti su aree civili: l’ultimo ha colpito un centro di accoglienza per sfollati a Kadugli, nel Kordofan Meridionale, causando vittime tra cui bambini.

Non è stato l’unico attacco letale nelle ultime ore: “Darfur 24” ha confermato che un drone ha colpito giovedì scorso il mercato di Wad Banda, nello Stato del Kordofan Occidentale, provocando sei morti e numerosi feriti mentre le persone erano radunate all’interno del mercato.

Le offensive dei droni e degli aerei dell’esercito sudanese richiamano alla mente precedenti attacchi dell’aviazione su mercati civili in aree controllate dalla Coalizione “Tasis”, giustificati come colpi a presunte “aree di sostegno” alle forze alleate. A giugno, Human Rights Watch ha affermato che velivoli dell’esercito sudanese hanno utilizzato bombe non guidate sganciate dall’alto per colpire quartieri residenziali e commerciali a Nyala, nel Darfur Meridionale, all’inizio di febbraio.

Secondo l’organizzazione, questi attacchi indiscriminati costituiscono presunti crimini di guerra che hanno ucciso e ferito un gran numero di civili. Jean-Baptiste Gallopin, ricercatore senior nella sezione Crisi, Conflitti e Armi di Human Rights Watch, ha dichiarato: “L’esercito sudanese ha bombardato quartieri residenziali e commerciali affollati a Nyala. Questi attacchi hanno ucciso decine di uomini, donne e bambini, distrutto famiglie e seminato paura e sfollamento”.

Il ritorno alla vita

Nel frattempo, a Al-Fashir la vita sta gradualmente riprendendo grazie all’afflusso di aiuti. La Coalizione “Tasis” sta organizzando convogli umanitari e distribuendoli a residenti e campi sfollati. Il Governo di “Tasis” ha inoltre invocato un cessate il fuoco immediato e incondizionato, in linea con quanto proposto dal meccanismo del Quartetto, l’apertura urgente di corridoi umanitari e un’indagine equa e trasparente su tutte le violazioni e i crimini commessi, lontano da strumentalizzazioni politiche e mediatiche.

Il quotidiano sudanese Al-Rakoba ha documentato il continuo ingresso di camion carichi di aiuti alimentari e medici nella città di Al-Fashir, a sostegno di centinaia di migliaia di civili che affrontano condizioni umanitarie gravissime a causa della lunga durata dei combattimenti e dell’interruzione delle forniture.

Organizzazioni locali e internazionali stanno distribuendo generi alimentari di base e farmaci in un contesto di grandi sfide di sicurezza e logistica, rendendo la prosecuzione di questi convogli un passo fondamentale per attenuare la fame che minaccia gli abitanti della città e delle aree circostanti.

Questa iniziativa rappresenta una risposta del Governo di “Tasis” agli appelli internazionali per garantire corridoi sicuri che consentano agli aiuti di raggiungere tutti i civili senza ostacoli e per il ripristino urgente dei servizi essenziali.

Una delegazione del Governo di “Tasis”, guidata dal ministro degli Esteri Ammar Amoun, ha tenuto un incontro con una delegazione dell’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo (IGAD), guidata dall’inviato speciale per il Sudan, Lawrence Kor Bandy. Le parti hanno discusso gli sforzi regionali e internazionali per fermare la guerra e costruire la pace in Sudan.

L’incontro ha affrontato le strade per giungere a una pace giusta e globale in Sudan e ha discusso i principali pilastri della visione di “Tasis” per raggiungere la pace e unificare i percorsi, in modo da porre fine alla guerra e affrontare le radici della crisi nazionale.