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La leggenda delle origini italiane di Putin che ora si ritorce contro chi l’ha alimentata

Vladimir Putin

Dalla famiglia che andò a lavorare dal Veneto alla Transiberiana agli ambulanti girovaghi, regge ancora la leggenda delle origini italiane di Putin

La leggenda delle origini italiane di Vladimir Putin che ora si ritorce contro chi l’ha alimentata è tornata come un boomerang a fare mainstream, ma non più tanto con il concime di quel malcelato orgoglio fantasy che qualche nostro connazionale dimostrò anni fa. Il sugo di quel mito ridicolo sta tutto in un accento: il cognome dell’autarca russo si pronuncerebbe “Putìn” e dimostrerebbe che il presidente russo ha ascendenti veneti, roba da Colli Euganei dicono, o dicevano alcuni. Nel 2005 il quotidiano di Mosca Moskovskij Komsomolets spedì anche degli inviati in Veneto per vedere se lo zar avesse natali di pastasciutta. Il titolo fece storia, roba che tabloid italiani scansatevi: “Il segreto di famiglia”.

La leggenda delle origini italiane di Putin: l’inchiesta moscovita

E la prova provata? Il fatto che ad esempio a Costabissara ci sono una cinquantina di famiglie che di cognome fanno Putin, con l’accento sulla i e ad indicare, come diminutivo vezzeggiativo dello straveneto goldoniano “puteo”, un “piccolo bambino”. Insomma, qualcuno credeva sinceramente che Putin avesse origini vicentine ma, a parte il baccalà, la cosa sapeva di bufala grossissima. E una robusta fetta di russi ci aveva creduto. La prova provata, dato che i russi sono notoriamente più cartesiani di Cartesio? La passione che Putin da sempre ha per l’Italia, dalle vacanze in Sardegna all’amicizia con Berlusconi che invece al più dimostra la passione dell’autarca russo per i ricconi e le sciantose.

La famiglia che andò al lavorare sulla Transiberiana

Dalla famiglia veneta che migrò a mettere traversine alla Transiberiana (Putin in Siberia non ci va, semmai ci manda gente) agli ambulanti che giravano per l’Europa (magari a vedere canottiere in Donbass) le leggende fanno massa critica anche nelle parole di un sedicente parente italiano di Vladimir: “Siamo due gocce d’acqua. Stessi occhi, medesima espressione, identica andatura. Gemelli: solo che lui scia e fa judo, io niente. Lui è asciutto, io sovrappeso: ma è l’unica differenza”. Poi si accorse che lo zio Elvis, notoriamente nixoniano, l’aveva presa male e fece retromarcia.