È bastata una scena, una scena di una pubblicità. Qualche secondo appena. Un bambino, seduto tra il pubblico, guarda verso l’alto. Sul palco, una cantante in minigonna si esibisce. La voce è quella di Diletta Leotta. Dice: «La prima volta che sei rimasto senza parole. Lasciati stupire ancora una volta». Ecco. È cominciato tutto lì.
Pubblicità di Diletta Leotta e il bambino: perchè lo spot è censurato
Il giurì dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria non ha avuto dubbi. La pubblicità con Diletta Leotta è stata censurata. Stop immediato. Lo spot, secondo il parere ufficiale, «sessualizza lo sguardo di un bambino». E quindi? È contro l’articolo 11 del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale, quello che protegge i minori. Non un dettaglio. Un problema serio.
Il Corriere della Sera ha riportato la decisione, sottolineando come la scena abbia sollevato un polverone. Il protagonista del video, un bambino colpito – a livello visivo, narrativo e simbolico – dalla figura femminile inquadrata dal basso. Una scelta registica che ha scatenato rabbia e perplessità.
Selvaggia Lucarelli è stata tra le prime a commentare: «Uno squallore». E ha rincarato: «Le pubblicità U-Power sono sempre state pacchiane, anni ’90, piene di ammiccamenti. Ma qui si è andati oltre. Il corpo femminile è al centro. Ma lo sguardo è quello di un bambino». Un’accusa chiara. E pesante.
Diletta Leotta e il bambino nel nuovo spot: tra provocazione e critiche
Non è la prima volta che il brand finisce al centro delle polemiche. A Sanremo 2024, U-Power era già stata travolta dal caso John Travolta. Ricordi? Il famoso balletto diventato, secondo molti, una pubblicità occulta sul palco dell’Ariston. E adesso questo.
La campagna con Diletta Leotta, pensata per sorprendere, ha finito col dividere. Qualcuno ha parlato di nostalgia per una pubblicità provocatoria. Altri – tanti – di arretratezza culturale. Di un linguaggio visivo che sfrutta la donna, ancora una volta. Ma soprattutto, che mette un bambino in una scena ambigua.
E forse è questo che ha dato fastidio più di tutto: quel confine sottile tra ingenuità e malizia. Superato. Male.