> > Mamma uccide figlia disabile, poi si toglie la vita: la lettera che chiarisce...

Mamma uccide figlia disabile, poi si toglie la vita: la lettera che chiarisce il gesto estremo

mamma uccide figlia disabile

Mamma uccide la figlia disabile e si toglie la vita a Corleone: quando l’onere della cura diventa insostenibile. Le parole drammatiche in una lettera.

Il dramma dei caregiver anziani emerge con drammaticità quando la fatica quotidiana diventa insostenibile: a Corleone, una mamma uccide la figlia disabile, non riuscendo più a sopportare il peso della cura giornaliera. La vicenda mette in luce le fragilità di chi si prende cura dei propri cari senza un supporto adeguato. A distanza di qualche giorno emerge una lettera d’addio drammatica.

Il dramma familiare a Corleone: mamma uccide la figlia disabile, poi si suicida

Corleone è stata scossa da un episodio drammatico: sabato 6 dicembre, Lucia Pecoraro, 78 anni, ha tolto la vita alla figlia Giuseppina Milone, 47 anni, disabile, strangolandola con una cordicella prima di impiccarsi sul terrazzo della loro abitazione. La tragica scoperta è avvenuta quando i soccorritori, allertati dai nipoti preoccupati per l’assenza di risposta della donna, hanno aperto la porta di casa.

L’episodio ha suscitato reazioni di profondo cordoglio da parte della comunità locale e delle associazioni che si occupano di disabilità. Come riportato da Leggo, Rosi Pennino, fondatrice di ParlAutismo, ha sottolineato:

Ogni giorno viviamo la dimensione nostra, delle nostre famiglie e dei nostri figli, legate all’incertezza del futuro… il dolore di un genitore che vive sulla pelle la dimensione di un figlio con disabilità non può essere compreso da nessuno“.

Il sindaco di Corleone, Walter Rà, ha evidenziato l’impegno dei servizi sociali e dei parenti, presenti quotidianamente nella cura delle due donne, rimarcando come, nonostante il sostegno, il carico emotivo e fisico sia diventato insostenibile.

Mamma uccide la figlia disabile e si suicida: spunta la drammatica lettera con le ragioni del gesto choc

Lucia Pecoraro, come emerge dalla lettera e da altri scritti rinvenuti in casa, esprimeva un senso di impossibilità a sostenere il peso quotidiano della cura: “Scusatemi, ma non ce la faccio più“, parole che parlano di un dolore accumulato e della mancanza di supporto emotivo sufficiente. La figlia Giuseppina, gravemente malata e con disabilità mentale, dipendeva quasi totalmente dalla madre, e negli ultimi tempi aveva difficoltà a camminare, aggravando la fatica della donna.

Conoscenze e vicini ricordano che la gestione quotidiana di Giuseppina era diventata insostenibile soprattutto dopo la scomparsa del marito di Lucia, Salvatore Milone, ex infermiere molto stimato, deceduto per tumore circa otto mesi prima. L’episodio ha lasciato il paese in stato di choc, con amici e familiari che sottolineano l’unità e l’amore che avevano sempre contraddistinto la famiglia.