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Manager si lamenta per lo stipendio da 6 milioni l'anno: è polemica

Patrick Pouyanné

Patrick Pouyanné, ad di TotalEnergies, si è lamentato del suo stipendio da 6 milioni l'anno, scatenando un'accesa polemica.

Patrick Pouyanné, ad di TotalEnergies, ha scatenato un’accesa polemica a causa delle sue lamentele per il suo stipendio, che raggiunge la cifra di 6 milioni l’anno. 

Manager si lamenta per lo stipendio da 6 milioni l’anno: è polemica

Patrick Pouyanné, ad di TotalEnergies, colosso energetico francese, una delle prime quattro aziende mondiali operanti nel petrolio e nel gas naturale, ha scatenato un’accesa polemica. L’azienda è stata travolta da uno sciopero ora rientrato in quasi tutte le raffinerie che puntava a chiedere salari più alti, adeguati all’inflazione. Il top manager, in un tweet, ha ripercorso l’evoluzione del suo stipendio dal 2017 ad oggi, evidenziando come non ci sia stato nessun aumento. La paga è rimasta sempre di 6 milioni di euro l’anno. “Sono stufo dell’accusa di aver aumentato il mio stipendio del 52%, ecco la vera evoluzione della mia retribuzione dal 2017: è costante salvo nel 2020, quando ho volontariamente tagliato il mio salario e la mia parte variabile è logicamente diminuita assieme ai risultati di TotalEnergies” ha scritto il manager.

Il suo scopo era di smentire quella che ritiene una falsità, ovvero l’aumento del 52%. Una dichiarazione che, però, ha fatto davvero indignare, soprattutto tenendo conto della crisi che sta colpendo tantissime persone. Dopo varie risposte degli utenti, il manager ha cercato di chiarire, senza riuscirci. Ha sottolineato che guadagna meno di altri colossi e che non è colpa sua se riceve quella paga. La reazione non è dovuta all’invidia sociale o al populismo, ma si tratta di un’evidente realtà dei fatti, soprattutto tenendo conto che i salari dei lavoratori sono usciti a pezzi dalla pandemia. 

I dati della crisi e dei salari

L’ultimo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro ha segnalato che “la crisi ha colpito in modo sproporzionato i lavoratori a bassa retribuzione, aumentando così le disuguaglianze salariali. Gli studi hanno dimostrato che in molti paesi la riduzione delle ore lavorate ha avuto un impatto sulle persone meno qualificate occupazioni – in particolare quelle dei lavori meno qualificati – più dei lavori manageriali e professionali più remunerati. Per alcuni paesi europei, il rapporto stima che senza sussidi salariali il 50% dei lavoratori meno pagati avrebbe perso circa il 17,3% del salario, che è molto più del calo stimato del 6,5 per cento per tutti i lavoratori. Di conseguenza, la quota della massa salariale totale percepita da coloro che si trovano nel 50% più povero della distribuzione salariale – una misura della disuguaglianza – sarebbe diminuita di circa 3 punti percentuali, dal 27 al 24% in media del totale salario, mentre la quota della metà superiore della distribuzione sarebbe salita dal 73 al 76%”. Quando il mondo chiudeva a causa della pandemia, chi guadagnava di più ha continuato a prendersi un pezzo aggiuntivo della torta totale dei salari. 

Secondo i dati del World Economic Forum dello scorso dicembre, il salario medio globale per un lavoratore adulto è di 23.380 dollari l’anno. L’ultimo World Inequality Report ha spiegato che questa cifra nasconde un sistema collassato. Il 10% più ricco della popolazione si assicura il 52% della torta globale dei salari, mentre la metà più povera ottiene l’8%. In media un individuo che ha la fortuna di appartenere al 10% guadagna 122.100 dollari, mentre chi appartiene alla parte sfortunata appena 3.920. Quel 10% controlla il 76% della ricchezza globale, mentre la metà più povera solo il 2%. Quello che non è ancora chiaro a quel 10% è la consapevolezza di appartenere ad una piccola fascia di privilegiati.