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Mattarella denuncia il sovraffollamento delle carceri: "Situazione ormai insostenibile"

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Il presidente Mattarella richiama l’attenzione sulle difficili condizioni nelle carceri italiane, segnate da un sovraffollamento che mette a dura prova il sistema penitenziario.

Le carceri italiane sono strette in una morsa che soffoca da troppo tempo. Un problema che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha definito chiaro e urgente. Non è più solo una questione tecnica o amministrativa. È un’emergenza sociale che riguarda tutti. Il sovraffollamento delle carceri, la sofferenza, i suicidi: sono segnali forti, troppo forti per continuare a far finta di niente.

Mattarella e la dura realtà del sovraffollamento delle carceri

Quando Mattarella ha ricevuto al Quirinale il capo del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e la polizia penitenziaria, ha parlato senza giri di parole. Il sistema è “contrassegnato da una grave e ormai insostenibile condizione di sovraffollamento delle carceri“. Parole pesanti, ma che dicono la verità. Dietro i numeri, ci sono 62.722 detenuti — quando la capienza effettiva dovrebbe essere intorno ai 46.700 posti. Uno schianto. Una situazione che peggiora, soprattutto d’estate, quando le condizioni diventano ancora più difficili, non solo per i detenuti, ma anche per chi lavora dietro le sbarre.

Il Presidente ha sottolineato anche il dramma dei suicidi. Troppi, troppi per ignorarli: 34 detenuti e persino 2 agenti penitenziari persi in questo modo. Mattarella non lo chiama solo un problema penitenziario, ma una vera emergenza sociale. Un tema che deve far riflettere, che deve spingere a un’azione immediata. Perché, come ha detto lui stesso, le carceri non devono diventare una palestra per nuovi reati o luoghi di disperazione. Devono essere un’occasione di recupero, di speranza. Non un fallimento continuo.

Mattarella rilancia l’allarme sul sovraffollamento carceri e l’emergenza sociale

Intanto, mentre dal Quirinale arrivano queste parole forti, sul campo c’è chi non si ferma. Nessuno tocchi Caino, l’associazione che da anni si batte per i diritti dei detenuti, intensifica le visite nelle carceri. La campagna “La fine della pena” vuole tenere alta l’attenzione, soprattutto in estate, quando tutto sembra precipitare.

La presidente Rita Bernardini, in sciopero della fame per una proposta di legge sulla liberazione anticipata speciale, rappresenta una voce forte e concreta. Con la collaborazione di parlamentari e associazioni, Nessuno tocchi Caino ha organizzato una serie di visite e conferenze nei penitenziari del Nord Italia per raccontare cosa davvero accade dietro le mura. Un modo per non lasciare tutto solo alle parole istituzionali.

Numeri come il tasso di affollamento al 134,29% e la carenza di almeno 6.000 agenti penitenziari rendono evidente quanto la situazione sia al limite. E mentre il Presidente della Repubblica richiama al rispetto della Costituzione e al valore del recupero, sul campo si lotta ogni giorno contro una realtà che schiaccia. Perché, forse, è proprio qui che si gioca la vera sfida: tra quello che si dice e quello che si fa.