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Matteo Salvini sotto attacco per il naufragio di Cutro: il motivo

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Matteo Salvini è sotto attacco per il naufragio di Cutro, ma ha cercato di difendersi e difendere la Guardia Costiera.

Matteo Salvini è finito sotto attacco dopo il terribile naufragio di migranti a Cutro. Il ministro per le Infrastrutture si è difeso dagli attacchi e ha difeso anche la Guardia Costiera.

Matteo Salvini sotto attacco per il naufragio di Cutro: il motivo

Solo pensare che il ministro dei Trasporti che è papà abbia non solo detto ma anche solo pensato di non intervenire è un oltraggio: chi vuole fare polemiche, far politica su questo, lasci in pace lo Stato, la Guardia costiera. Se uno non è avvisato non interviene, se è avvisato a cose avvenute fa il possibile. Prima della strage nessuno è stato avvisato” sono le parole con cui Matteo Salvini, vicepremier e ministro per le Infrastrutture, si è difeso dagli attacchi, durante un’iniziativa della Fondazione Luigi Einaudi. Il politico ha spiegato che lui nella strage di Cutro non ha responsabilità. Matteo Salvini ha così risposto agli attacchi ricevuti ieri, perché nella ricostruzione della catena dei soccorsi, è emerso che la Guardia Costiera, che dipende dal suo dicastero, non è intervenuta in tempo. Si parla dell’intervallo di tempo dalle 23.03 di sabato sera, quando un velivolo Frontex ha segnalato la presenza del barcone, alle 4.00 di domenica, momento dell’impatto dell’imbarcazione. Dalla barca non sono partite richieste di aiuto e non è stata avviata la procedura Sar di ricerca e salvataggio. “La barca navigava da sola e non c’erano segni di pericolo. Tuttavia, le termocamere a bordo dell’aereo Frontex hanno rilevato una significativa risposta termica dai portelli aperti a prua e altri segni che avrebbero potuto esserci persone sotto il ponte. Ciò ha sollevato i sospetti degli esperti di sorveglianza di Frontex” ha spiegato l’agenzia europea. Il ministro dell’interno Piantedosi si è attaccato alla comunicazione di Frontex, sottolineando che l’agenzia non aveva segnalato situazioni di pericolo. Stessa posizione assunta anche da Cosimo Nicastro, portavoce della Guardia costiera.

Cosa è successo la notte del naufragio

Intorno a mezzanotte si sono attivate due unità della Guardia di Finanza, in law enforcement, ovvero con un’operazione di polizia, non di salvataggio. A causa delle condizioni del mare sono state costrette a tornare indietro. Le unità della Guardia Costiera sono rimaste ferme. La Guardia Costiera ha confermato che c’è stato uno scambio tra i colleghi della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria e quelli della Guardia di Finanza, che informavano che le due unità stavano rientrando. Vittorio Aloi, comandante della Capitaneria di Porto, ha spiegato che motovedette più grandi, come quelle della Guardia Costiera, “avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8“, ma le regole di ingaggio sono complesse. Verso le 4 il barcone si è schiantato contro la secca ed è avvenuta la tragedia. I primi soccorsi sono arrivati alle 4.30 e i primi a recuperare una ventina di cadaveri e salvare due persone sono stati due carabinieri. Solo in seguito sono arrivate altre forze dell’ordine e la Guardia Costiera. Alle 5.35 è arrivata la prima pattuglia di terra Guardia Costiera ed è stata dichiarata l’operazione Sar, ma era troppo tardi.