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Meloni incontra i partiti dell’opposizione: “Dialogo sulle riforme ma non rimarremo fermi”

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I partiti dell’opposizione incontrano il premier Giorgia Meloni e una delegazione del Governo per discutere sulle riforme.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato a Montecitorio le delegazioni dei partiti dell’opposizione per avviare il dialogo sulle riforme, presidenzialismo in primis. L’occasione rappresenta il primo confronto diretto tra la leader di Fratelli d’Italia e la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein.

Meloni incontra i partiti dell’opposizione: “Dialogo sulle riforme ma non rimarremo fermi”

“Se gli altri decidono pregiudizialmente di non confrontarsi sulle riforme nessuno pensi che rimarremo con le mani in mano”. Lo ha detto il premier Meloni alla conclusione della cerimonia che si è tenuta al Quirinale per il Giorno della Memoria, pochi minuti prima che avessero inizio gli incontri organizzati a Montecitorio con i partiti dell’opposizione per avviare il confronto sulle riforme. Prima che i colloqui avessero inizio, la leader di Fratelli d’Italia ha più volte rimarcato la volontà di “capire se ci sono i margini per una convergenza” e, in quest’ottica, ha atteso i partiti di minoranza dopo la fine delle celebrazioni al Quirinale.

Il confronto tra il premier e le delegazioni si è svolto nella Biblioteca del presidente, un’area alla quale i giornalisti non possono accedere. È stata, tuttavia, allestita nella Sala della Regina una postazione stampa per raccogliere eventuali dichiarazioni rilasciate a margine degli incontri. Durante i colloqui, Meloni è stata affiancata dai due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, dal ministro per le Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati, dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, dai sottosegretari alla Presidenza Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari e dal costituzionalista Francesco Saverio Marini.

Il calendario degli incontri prevede che il primo tra i partiti dell’opposizione a incontrare Meloni per affrontare il nodo delle riforme sia il Movimento 5 Stelle al quale seguiranno, in origine, il Gruppo per le Autonomie e Componente Minoranze Linguistiche, il Gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe, la componente + Europa, il Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e, infine, il Gruppo Partito Democratico. In questo contesto, c’è stato il primo faccia a faccia tra Meloni e la neosegretaria del Pd Elly Schlein.

Movimento 5 Stelle apre i colloqui sulle riforme dei partiti dell’opposizione con Meloni

Il primo leader dell’opposizione a varcare la soglia di Palazzo Chigi è stato Giuseppe Conte, ex premier e presidente del Movimento 5 Stelle, accompagnato dai due capigruppo Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli e dai due capigruppo nelle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato Alfonso Colucci e Alessandra Majorino. Poco prima di incontrare Meloni, Conte aveva riferito ai cronisti che la discussione non sarebbe stata incentrata su un documento. “Non ho ancora scritto niente, non perché non abbia delle idee. Posso parlare di varie ipotesi ma non ho un documento da presentare. Provo a ragionare a monte e vediamo cosa esce fuori”, ha detto.

Per quanto riguarda l’incontro con Conte, Meloni ha scelto di partire da una premessa. “Il nostro sistema è caratterizzato da una fortissima instabilità, che paradossalmente nell’ultima fase, cioè con la fine della prima Repubblica è peggiorata. Abbiamo sempre avuto governi che duravano uno o due anni, la differenza tra la prima Repubblica e quello che è accaduto successivamente è che nella prima Repubblica la maggioranza restava sempre la stessa, nella seconda Repubblica al repentino cambio di Governo coincideva spesso un repentino cambio di maggioranza”, ha detto. L’instabilità menzionata rappresenterebbe un sintomo di debolezza della Penisola negli scenari internazionali.

“Il presidente Conte si rende conto, come me, del fatto che quando ci sono incontri internazionali gli interlocutori si pongono il problema di capire per quanto tempo tu sarai il loro interlocutore, cioè per quanto tempo sia utile ed efficace stringere rapporti e immaginare percorsi comuni”, ha aggiunto. E ha sottolineato che la forte instabilità dei governi “fa sì che ci sia anche una maggiore difficoltà a immaginare strategie di lungo periodo. Più un governo ha un orizzonte breve, più tenderà a spendere in spesa corrente e a non fare investimenti di lungo periodo. Tutti sappiamo che gli investimenti hanno un moltiplicatore e la spesa corrente un altro. Prima dell’avvento della pandemia che ha fatto saltare molti parametri, in vent’anni l’Italia è cresciuta molto meno di Francia e Germania”.

Al centro della discussione con il M5S, quindi, c’è stato proprio il tema dell’instabilità. “L’instabilità non consente di avere una visione di lungo periodo, che è fondamentale per una strategia e per concentrare risorse sugli investimenti utili a quella strategia, cosa che una politica che ha poco tempo non può fare. Dobbiamo mettere le mani alle riforme istituzionali”.

Alla luce di simili osservazioni, il premier ha individuato anche un altro elemento che spinge il Governo ad andare avanti a testa alta con le riforme ossia “la disaffezione dei cittadini alla politica, al rapporto con le istituzioni”. La leader di FdI ha spiegato questo sentimento come “una sensazione che a volte i cittadini hanno avuto, di un voto che veniva espresso e che però non veniva sempre adeguatamente considerato”.

Le dichiarazioni di Conte dopo il colloquio

Rispetto alle problematiche individuate, Meloni ha illustrato tre scenari possibili per risollevare le sorti politiche dell’Italia: “Il sistema presidenziale, presidenzialismo in senso stretto con elezione diretta del Presidente della Repubblica, che è anche Capo del Governo, il semi presidenzialismo sul modello francese, quindi elezione diretta del Presidente della Repubblica che nomina un Capo del Governo, oppure c’è l’opzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio che in questo caso mantiene in capo al Parlamento l’elezione del Presidente della Repubblica, che mantiene il suo ruolo di personalità super partes e di contrappeso. L’auspicio è di arrivare a una riforma della Costituzione nel modo più condiviso possibile, ciò non vuol dire che se non è condivisa non si fa, penso che anche questo sia rispettare il mandato dei cittadini”.

Concluso il colloquio con il Presidente del Consiglio, Conte ha confermato l’assenza di una “condivisione sulle soluzioni” ma ha anche affermato che il M5S è disponibile a discutere del rafforzamento dei poteri del premier. Per procedere con il confronto, tuttavia, “serve un quadro equilibrato che non modifichi il ruolo del Parlamento e che non mortifichi il ruolo del presidente della Repubblica”. “Non ci sia l’ambizione di calare i modelli dall’alto”, questo infine il monito di Conte.

L’ex premier, infatti, rispetto al percorso paventato dal Governo, ha raccomandato l’istituzione di “una Commissione parlamentare costituita ad hoc”. “Abbiamo portato sul tavolo nel concreto 11 proposte specifiche per evitare, tra l’altro, cambi di casacca” e “promuovere il rafforzamento dei referendum propositivi”, ha detto. E ha concluso: “Abbiamo invitato il governo a non procedere a colpi di maggioranza”.

Autonomie e Componente Minoranze Linguistiche: “Scettici sul presidenzialismo”

Esaurito il colloquio con Conte, Meloni ha accolto il gruppo delle Autonomie e delle Minoranze linguistiche. Lasciando Montecitorio, la capogruppo delle Autonomie al Senato, Julia Untrberger, ha dichiarato: “Condividiamo in pieno il suo obiettivo di dare più stabilità al sistema politico italiano e siamo convinti che si dovrebbe trovare una soluzione per dare più stabilità, se sia il premierato o la fiducia costruttiva si può discutere. L’unico punto su cui siamo scettici è il presidenzialismo: l’Italia ha bisogno di una figura come Mattarella, questo è l’unico punto che non si deve toccare”.

“Condividiamo l’analisi e apprezziamo che non ci sia stata presentata una cura predefinita”, ha aggiunto Manfred Schullian, alla guida della componente delle Minoranze linguistiche della Camera. “È stato un confronto molto aperto. Abbiamo sollevato anche la questione del bicameralismo: sappiamo che ormai viviamo in un sistema di monocameralismo casuale e anche di rapporto abbastanza alterato fra potere esecutivo e legislativo”, ha aggiunto.

Calenda: “Non faremo nessun Aventino”

A margine dell’incontro sulle riforme con il premier, anche il leader di Azione Carlo Calenda ha rilasciato alcune dichiarazioni. “Non faremo nessun Aventino, sarebbe illogico e incoerente”, ha asserito con convinzione. “Dopo il confronto con il Governo è importante che le opposizioni abbiano un loro dialogo e quindi ci sentiremo con le altre opposizioni perché è importante che anche le opposizioni abbiano un dialogo, abbiamo la necessità di parlarci, è importante, logico, normale e giusto”, ha osservato. “Siamo favorevoli all’indicazione del presidente del Consiglio sul modello del sindaco d’Italia”.

Meloni incontra i partiti dell’opposizione alla Camera per discutere delle riforme. +Europa: “Il Sindaco d’Italia è una follia”

Dopo il Gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe, è stato il turno di +Europa. “Meloni ha chiesto cosa pensate delle diverse opzioni per dare stabilità e per Meloni è evidente che equivale all’elezione diretta del presidente del Consiglio o della Repubblica. Le abbiamo detto chiaramente che l’ipotesi del Sindaco d’Italia è una follia se non una sciocchezza con l’elezione diretta e la sfiducia costruttiva, cose che non possono stare insieme e poi creerebbe un dualismo conflittuale tra Capo Stato e premier”, ha asserito il segretario Riccardo Magi.

“Meloni ha detto che vuole andare fino in fondo al mandato elettorale ricevuto, ma poi non si è capito in cosa consiste e voleva sapere da noi cosa proponiamo ma non abbiamo capito la proposta del governo perché molto aleatoria. L’elezione diretta del premier non si capisce se sul modello delle Regioni o sul modello israeliano, ma cozzerebbe con il modello attuale: come convivere con il Capo dello Stato di garanzia? Sarebbe evidente il conflitto costituzionale tra chi ha ricevuto un mandato popolare e chi un mandato parlamentare”, ha precisato Benedetto Della Vedova. “C’è la volontà di arrivare alla fine per rispettare una promessa elettorale ma ancora in campo c’è un largo spettro di opzioni, a meno che le carte non siano coperte”.

Magi, infine, rispondendo ad alcune domande dei cronisti dopo l’incontro, ha affermato: “Abbiamo chiesto direttamente ai leader delle forze di opposizione un coordinamento e dalle dichiarazioni emerge una preferenza per il premierato alla tedesca, è dall’altra parte che pare non ci sia compattezza. I leader delle opposizioni hanno dato la loro disponibilità a vedersi e confrontarsi, poi vedremo”.

Alleanza Verdi Sinistra: “No all’elezione diretta del premier o del Capo dello Stato”

“Abbiamo comunicato alla presidente Meloni l’indisponibilità di Verdi e Sinistra a sostenere riforme in chiave presidenzialista o di elezione diretta”. A riferirlo dopo l’incontro con la leader di FdI e la delegazione del Governo sono stati Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. “Su questo faremo una dura battaglia: va tutelata la figura del presidente della Repubblica, noi vogliamo che questa figura di garanzia sia tutelata e ci batteremo per questo”.

“Abbiamo fatto notare alla presidente del Consiglio che il combinato disposto tra autonomia differenziata e presidenzialismo disarticola e aumenta le differenze sociali e lo leggiamo solo come uno scambio politico tra chi vuole l’autonomia differenziata e chi vuole il presidenzialismo. Avremmo voluto essere ascoltati perché le vere priorità del paese sono altre, e sono l’aumento dell’inflazione e della disoccupazione e l’emergenza climatica. Oggi si crea questa grande attesa sulle riforme ma i problemi del paese sono tutti lì e nessuno li vuole affrontare”, hanno aggiunto. “La Bicamerale è un percorso che non ci convince, se le riforme vanno fatte è per ridare centralità al Parlamento e la via principale è l’articolo 138 della Costituzione”.

Il Pd chiude la sfilata dei partiti dell’opposizione da Meloni

Infine, l’ultimo dei partiti del”opposizione a raggiungere Montecitorio per confrontarsi con il premier Meloni sulle riforme è stato il Pd, capeggiato dalla segretaria Elly Schlein. Si tratta del primo faccia a faccia tra le due leader. Già nei giorni sorsi, Schlein aveva rilasciato alcune dichiarazioni, affermando di non nutrire grandi aspettative sull’incontro.

“Lo strumento del confronto saranno loro a stabilirlo, l’iniziativa è loro. A noi, più che lo strumento interessa la qualità e il perimetro di quel confronto, perché se hanno già deciso come va a finire, non è un vero confronto”. A dirlo è stata la leader dem in occasione dell’intervista rilasciata al Tg3 prima di recarsi a Montecitorio. “Per rafforzare la stabilità ed evitare crisi al buio si può ragionare della sfiducia costruttiva, ad esempio, così come bisognerebbe rafforzare gli istituti referendari e le leggi di iniziativa popolare. Porteremo le nostre proposte e anzitutto quello che ha da dirci il governo”.

In occasione dell’incontro sulle riforme alla Camera, Meloni ha detto a Schlein: “Ogni sistema democratico ha bisogno dei suoi contrappesi. Io credo che una democrazia abbia bisogno dell’opposizione, siamo persone che capiscono il tema dei contrappesi. Sicuramente il nostro obiettivo è portare a casa questa riforma, bisogna cercare di capire qual è la convergenza. Mi pare di capire che c’è una convergenza sulla considerazione che l’instabilità è un problema”.

“Proprio perché abbiamo una maggioranza solida siamo tra i pochi che possono cercare di trasformare quello che sta accadendo in termini, si spera, di stabilità in un orizzonte temporale del governo in carica, cercare una riforma che renda questa novità strutturale”, ha poi sottolineato il premier. E ha rimarcato: “Ho sentito dire in questa interlocuzione ‘voi volete rafforzare il governo ma avete già la maggioranza’, guardate questa non è una riforma che stiamo facendo per noi stessi: se dovesse andare bene, se dovesse andare in porto, se dovesse superare le sue articolate fasi, passare il referendum, per entrare forse in vigore nella prossima legislatura. Forse”.

Schlein: “Per noi le priorità sono lavoro, sanità pubblica, Pnrr, clima, giovani e casa”

Meloni, inoltre, ha spiegato a Schlein: “Banalmente, io credo che proprio perché allo stato abbiamo questa possibilità, dati la solidità e i numeri della nostra maggioranza, sarebbe da parte nostra miope limitarci a gestire la quotidianità. Non porci il problema di come possiamo utilizzare questa forza che altri non hanno avuto per lasciare un segno che possa migliorare il futuro di questa nazione. Io immagino una riforma per la quale domani potrei essere paradossalmente ringraziata da qualcuno. Il problema non è rafforzare l’esecutivo ma rafforzare la stabilità dell’esecutivo. Non è accentrare il potere”.

Le parole del premier, tuttavia, non hanno sortito l’effetto sperato nella segretaria dem. Lasciando Montecitorio con la delegazione Pd, infatti, Schlein ha risposto ad alcune domande dei giornalisti e, interrogata sul colloquio, ha chiosato: “Non si tocca l’istituzione del Presidente della Repubblica, garanzia di stabilità anche nei momenti più difficili. In nessun modo siamo per ridimensionare la figura del presidente della Repubblica a favore di un uomo o una donna sola al comando – e ha aggiunto –. Per noi questa discussione sulla riforma costituzionale non è una priorità del Paese. Le priorità sono quella del lavoro, della sanità pubblica, dell’attuazione del Pnrr, del clima, dei giovani, della casa. Ci sentiamo vicini agli studenti e studentesse che anche in queste ore si stanno mobilitando perché non stanno trovando casa per il caro affitti”.

“Ciò che non vogliamo e a cui non ci prestiamo è l’indebolimento di pesi e dei contrappesi previstidalla carta così come non si tocca l’istituzione del Presidente della Repubblica”, ha ribadito la segretaria del Pd sulle riforme istituzionali. “Non siamo per ridimensionare il ruolo del presidente della repubblica verso un modello di un uomo o un donna sola al comando. Diciamo no all’elezione diretta del presidente della Repubblica e diciamo no al premierato o al sindaco di Italia: è una forma che non esiste in alcun paese e che indebolirebbe il Parlamento”, ha precisato Schlein al termine del confronto sulle riforme con il governo durato circa due ore. “Il clima è stato franco, di discussione franca sul merito delle cose che il governo ha ritenuto di dirci e a cui abbiamo risposto affiancando le nostre proposte e la nostra visione”.