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Morte Martina Rossi, imputati condannati a tre anni per tentata violenza sessuale di gruppo

martina rossi

Sono stati condannati a tre anni di carcere Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, imputati per la morte di Martina Rossi avvenuta il 3 agosto 2011.

Nella giornata del 28 aprile la Corte d’Appello di Firenze ha condannato a tre anni di carcere Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, imputati nel processo bis di secondo grado per la morte di Martina Rossi avvenuta il 3 agosto del 2011. La studentessa 23enne era infatti deceduta precipitando dal balcone di un’abitazione di Palma di Maiorca, dove era in vacanza, nel tentativo – secondo quanto affermato dall’accusa – di sfuggire a un tentativo di stupro perpetrato dai due uomini, che sono stati condannati per tentata violenza sessuale di gruppo.

Morte Martina Rossi, condannati a tre anni i due imputati

Lo scorso gennaio la Corte di Cassazione aveva annullato le sentenze di assoluzione a carico dei due ragazzi di 28 anni emesse sempre dalla Corte d’Appello di Firenze, costringendo i giudici del tribunale a riesaminare il caso. Nel corso del processo di primo grado, i due imputati erano stato condannati a sei anni di reclusione.

Morte Martina Rossi, le parole della difesa

Fino all’ultimo gli avvocati difensori dei due giovani avevano continuato a difendere la piena assoluzione dei loro assistiti. I legali sostenevano infatti che Martina Rossi fosse stata vittima di un suicidio o di una caduta accidentale causata da uno stato di alterazione psicofisica indotto dall’assuzione di droga, nella fattispece di uno spinello. Tuttavia, l’autopsia eseguita dalle autorità spagnole sul corpo della ragazza aveva escluso che quest’ultimo avesse fatto uso di sostanze stupefacenti.

Morte Martina Rossi, soddisfazione dei familiari

Tra i primi a commentare la decisione della Corte d’Appello anche il padre della ragazza morta nel 2011, che ai microfoni dei giornalisti ha dichiarato: “Dicono che il sole vada ai belli ma oggi è andato anche ai giusti. Questa è la fine di un tentativo di fare del nuovo male a Martina. Ci hanno provato ma non ci sono riusciti. Il mio primo pensiero è andato a lei, ai suoi valori, a lei che non ha fatto niente e ha perso la vita”.

In occasione della sentenza della Corte di Cassazione di gennaio il padre e la madre della ragazza 23enne avevano affermato: “Noi non cerchiamo vendetta e non vogliamo neppure che innocenti finiscano in galera. Chiediamo giustizia e verità. Dieci anni dopo ci devono dire perché è morta Martina, la nostra unica figlia”.