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Morte Sana: la ragazza pakistana è stata strangolata

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La 25enne Sana Cheema sarebbe morta per strangolamento. Lo rivelano i risultati dell'autopsia effettuata dal Laboratorio forense del Punjab.

La 25enne italo-pakistana Sana Cheema sarebbe morta per strangolamento. Lo rivela l’autopsia effettuata dal Laboratorio forense del Punjab. I risultati rafforzano i sospetti della comunità pakistana sulla colpevolezza della famiglia della giovane, contraria al suo fidanzamento con un ragazzo italiano. Il padre intendeva infatti darla in sposa a un parente.

Sana Cheema: morte per strangolamento

La giovane Sana Cheema, di origini pakistane, ma cresciuta a Brescia, sarebbe deceduta per soffocamento. A dichiararlo è stato il Laboratorio forense del Punjab, che ha effettuato l’autopsia sul corpo della ragazza. In un estratto delle conclusioni mediche pervenuto all’Ansa, è specificato che l’osso del collo di Sana è stato rotto. Sarebbe stato questo particolare a convalidare l’ipotesi di morte per strangolamento.

I risultati dell’autopsia hanno rafforzato i sospetti che la comunità pakistana nutre nei confronti della famiglia di Sana, in particolare del padre e del fratello. E’ infatti noto che la famiglia fosse contraria al fidanzamento della ragazza con un giovane italiano e che Sana stessa non intendesse accettare la proposta di matrimonio combinato. La ragazza, che, per volere del padre, avrebbe dovuto sposare un parente, aveva ottenuto la cittadinanza italiana nel settembre 2017. Secondo la comunità pakistana e gli amici di Sana, il padre l’avrebbe convinta a recarsi nel Paese d’origine, dove sarebbe stata uccisa il giorno prima di tornare nel Paese d’adozione.

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La morte di Sana

Il decesso di Sana Cheema risale al 24 aprile 2018, quando la ragazza si trovava in Pakistan con la famiglia. Il giorno dopo sarebbe dovuta tornare in Italia, a Brescia, dov’era cresciuta. Quando venne trovata morta, le autorità pakistane dichiararono che il decesso era avvenuto per cause naturali. L’inchiesta fu aperta quando gli amici di Sana e la comunità pakistana bresciana, in particolare Jabran Fazal, presidente dell’associazione culturale Pak Brescia, allertarono le forze dell’ordine italiane invitandole a indagare sulla famiglia della ragazza. Secondo i conoscenti di Sana, infatti, il padre Ghulam Mustafa, il fratello Adnan Mustafa e lo zio Mazhar Iqbal (in stato di arresto) non accettavano il fatto che la 25enne frequentasse un ragazzo italiano e che si fosse opposta a un matrimonio combinato con un parente. A convalidare l’ipotesi sono state alcune dichiarazioni rilasciate dalla madre della vittima.

La comunità bresciana ha dato il via a una protesta perché venga scoperta la verità sulla morte della giovane Sana Cheema.