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Navalny, il principale oppositore di Putin, condannato a 19 anni in un processo farsa

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Ha denunciato la corruzione e la dittatura del regime di Putin. L'Unione europea protesta dopo la condanna

Dalle punizioni con il confino nel gulag alla condanna a 19 anni. Gli occhi del mondo assistono impassibili al logoramento di Alexei Navalny, uno dei principali oppositori di Putin che ha osato sfidare il regime corrotto dello zar e dei suoi oligarchi.

 

Russia, Alexei Navalny condannato a 19 anni di reclusione

Il processo farsa in Russia si è concluso con la prevedibile condanna di Alexei Navalny. Niente colpi di scena, dunque, neppure all’estero perché il contesto internazionale e il rischio di una guerra globale sono per Navalny come una doppia condanna.

I giudici di Mosca, che rispondono agli ordini del regime di Putin, hanno condannato Navalny per “estremismo”, da oltre due anni e mezzo agli arresti.

L’attivista di 47 anni fu arrestato dopo essersi salvato dall’avvelenamento da Novichok (qui tutti i casi di avvelenamenti, da Litvinenko a Navalny). Una volta lasciata la Germania e rientrato in patria, in meno di 24 ore fu messo alla sbarra.

 

Unione europea protesta: “Processo farsa”

“L’ultimo verdetto dell’ennesimo processo farsa contro Aleksey Navalny è inaccettabile. Questa condanna arbitraria è la risposta al suo coraggio di parlare criticamente contro il regime di Cremlino. Ribadisco l’appello dell’Ue per il rilascio immediato e incondizionato”. La prima reazione arriva dal Consiglio europeo, con il presidente Charles Michel che si fa portavoce dell’Unione europea contro l’ennesimo capitolo vergognoso della giustizia corrotta di Mosca.

Il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, accusa “l’arbitrario sistema giudiziario russo che rinchiude Navalny per altri 19 anni è una palese ingiustizia. Putin non teme nulla di più che l’opporsi alla guerra e alla corruzione in favore della democrazia, anche se avviene dalla cella di una prigione”.

 

 

Chi è Navalny e perché è stato arrestato

All’anagrafe russa è Aleksej Anatol’evič Naval’nyj. Nato a Butyn, vicino Mosca, il 4 giugno 1976, è un attivista, politico e blogger russo. Noto in tutto il mondo per aver sfidato Vladimir Putin, denunciandone il sistema corrotto e le ipocrisie di un dittatore mascherato da presidente, che nasconde conti, beni e soldi sporchi riciclati anche all’estero, e pure nell’ “odiato” Occidente.

Navalny ha fatto proseliti, raccogliendo attorno a sé molti seguaci che lottano per la democrazia, in difesa dei diritti e del pluralismo politico.

Anche perché chiunque osi candidarsi in opposizione agli uomini del regime finisce avvelenato, suicidato, ucciso, come accaduto ai tanti giornalisti russi liberi; stessa sorte toccò ad Anna Politkovskaja assassinata dopo le sue inchieste sulla corruzione in Russia.

Così Navalny si è guadagnato nel mondo la nomea di “principale oppositore di Putin”, ma nel frattempo il mondo gli ha voltato le spalle, e per lui si sono aperte le porte dell’inferno. L’ultimo scalino della sua discesa agli inferi oggi, 4 agosto, con la condanna definitiva nella colonia penale di massima sicurezza di Melekhovo, a 250 chilometri da Mosca. Dopo aver passato mesi nel gulag senza letti, con luci accese 24 ore su 24, temperature estreme e fame.