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La Francia è in fiamme: non si placa la rivolta delle banlieues, roghi dalla Loira a Nanterre

Francia

Non si arrestano in Francia le proteste per la morte del diciassettenne ucciso da un poliziotto durante un posto di blocco: fermate nove persone a Nanterre con taniche di benzina e bottiglie incendiarie

Incendi. Saccheggi. Violenze. Questo lo scenario che si vede ormai da oltre settantadue ore in moltissime città francesi a causa delle proteste per la morte del diciassettenne ucciso da un poliziotto durante un posto di blocco. Nove persone sono state fermate dalla polizia mentre trasportavano taniche di benzina e bottiglie incendiarie a Nanterre. La Francia è sotto scacco: il ministro dell’Interno Gérald Darmanin emette un nuovo bollettino di guerra.

Incendi ovunque

La polizia francese ha fermato 994 persone nella quarta notte di disordini nel Paese. Scontri tra la polizia e giovani si sono verificati in serata a Vénissieux e a Villeurbanne, nella periferia di Lione, dove ieri è stato incendiato un palazzo e gli agenti hanno arrestato 31 persone. Segnalati saccheggi e tentativi di incendio anche nel centro di Grenoble e di Saint-Etienne. Secondo un bilancio aggiornato, sarebbero oltre 2.500 gli incendi stradali (1.350 i veicoli incendiati) e 234 quelli che hanno causato danni al patrimonio pubblico.

Il quadro del sindaco di Nanterre

Il sindaco di Nanterre Patrick Jarry ha rilasciato un’intervista al quotidiano Le Monde. Eccone un estratto:

«Ci troviamo di fronte a un episodio particolarmente drammatico, un momento molto difficile che ci costringerà a riflettere sulle condizioni di intervento delle forze dell’ordine e in particolare di alcune forze dell’ordine, come quelle che martedì mattina sono intervenute facendo uso delle loro armi contro un adolescente, violando totalmente tutte le disposizioni di legge. […] Quest’omicidio ha provocato una fortissima emozione che gli abitanti hanno espresso partecipando in massa alla marcia bianca ed esprimendo il loro sostegno alla famiglia di Nahel. C’è grande tristezza e profonda indignazione. Domina la domanda di giustizia. Le migliaia di persone che hanno espresso la loro rabbia vogliono essere sicure che giustizia sarà fatta in modo equo. Non sono sicuri. Sono preoccupati».