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Palermo, hotel confiscato alla mafia assegnato al nipote di Brusca: la reazione di Maria Falcone

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La gestione dei beni confiscati tra polemiche e necessità di controlli: il caso dell’hotel di Palermo e il commento di Maria Falcone a Fanpage.

A Palermo torna d’attualità il delicato tema della gestione dei beni confiscati alla mafia. L’hotel, situato a pochi passi dal teatro Politeama e sequestrato nel 2020 alle organizzazioni criminali, è stato confiscato e assegnato all’azienda di Giorgio Cristiano, nipote di Giovanni Brusca, uno dei più famigerati boss di Cosa Nostra e responsabile della strage di Capaci.

La notizia ha suscitato scalpore e indignazione, in particolare la reazione di Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone, non si è fatta attendere.

Palermo, hotel confiscato finisce al nipote di Brusca: interviene il vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia

Il vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Mauro D’Attis, ha sottolineato come, pur mantenendo piena fiducia nelle autorità coinvolte nel procedimento di assegnazione, e riconoscendo il diritto di ogni individuo a non essere giudicato in base al proprio cognome, il caso di Giorgio Cristiano richieda un’attenta verifica.

La circostanza di un bene confiscato alla mafia, come l’hotel Garibaldi di Palermo, finito in gestione al nipote di Giovanni Brusca — figura di rilievo nella storia criminale di Cosa Nostra — solleva questioni che meritano di essere approfondite con documentazione ufficiale. D’Attis ha affermato che basterà chiedere informazioni formali sul procedimento per valutare se intervenire, evidenziando come ogni elemento in casi simili debba essere segnalato e non sottovalutato.

Palermo, hotel confiscato finisce al nipote di Brusca: la reazione di Maria Falcone

L’hotel in questione è il Garibaldi, situato nelle immediate vicinanze del teatro Politeama, ora gestito da Giorgio Cristiano, nipote dell’ex boss Brusca, noto per essere stato responsabile, tra gli altri crimini, della strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.

L’immobile era stato sequestrato alla mafia nel 2020 e, nel 2021, il Tribunale di Palermo lo ha assegnato, con il consenso della Procura, della Questura e dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, all’azienda Cribea srl, di proprietà di Cristiano.

Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia nella strage di Capaci, ha commentato a Fanpage.it la vicenda dell’hotel di Palermo confiscato alla criminalità organizzata e successivamente assegnato al nipote di Giovanni Brusca. Pur riconoscendo che non si tratta di procedure irregolari, ha espresso il proprio dispiacere nel vedere come spesso le disposizioni originarie vengano in qualche modo “maneggiate”. Ha inoltre precisato che, se tutto avviene nel rispetto della legge e delle sue volontà, non può sollevare obiezioni.

La vicenda ha riaperto un dibattito più ampio sulla gestione del patrimonio dei collaboratori di giustizia. Maria Falcone nell’intervista ha ricordato che, per legge, i collaboratori devono dichiarare tutto il proprio patrimonio.

“Una volta che inizia la collaborazione l’ex boss riceve qualcosa al mese per vivere lui e la sua famiglia. Poi se alcuni beni non vengono dichiarati o non trovati dalle autorità giudiziarie è tutta un’altra questione, ha concluso.

L’inchiesta di Fanpage.it ha infine rivelato che altri due hotel di Palermo, l’Hotel Borgo Vecchio e l’Astoria Palace Hotel, sarebbero collegati al patrimonio di Giovanni Brusca. Il primo è anch’esso gestito dalla Cribea srl, mentre il secondo è di proprietà della Shc srl, società riconducibile a Salvatore Cristiano, cognato di Brusca. Entrambi gli immobili erano stati confiscati nel 2015 ma restituiti ai legittimi proprietari nel 2016, in quanto non sono stati dimostrati legami diretti tra il gruppo mafioso Ponte e il costruttore Sbeglia.