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Passa la legge: Israele "Stato-nazione del popolo ebraico"

Israele "più ebraica" per volere del Parlamento

Favorevole la destra conservatrice di Netanyahu. Critiche da parte della minoranza araba: "Non ci vogliono qui".

La Knesset, il Parlamento israeliano, ha approvato la legge che definisce ufficialmente Israele “Stato-nazione del popolo ebraico” in quanto “patria storica degli ebrei” che dunque sono i soli ad avere “il diritto dell’autodeterminazione” nel territorio. La legge è stata votata da 62 parlamentari su 120, in prevalenza rappresentanti della destra religiosa a sostegno del governo conservatore di Benjamin Netanyahu.

La legge

L’obiettivo dei sostenitori della legge è quello di proteggere la componente ebraica dello Stato israeliano. Una componente di gran lunga maggioritaria, dal momento che gli arabi residenti in Israele sono il 20% della popolazione. Ma sono in molti a temere che la situazione potrebbe rapidamente cambiare. La paura deriva soprattutto da quanto accade nei territori compresi tra il Mediterraneo e il fiume Giordano. In questa zona, la maggioranza della popolazione è costituita da arabi e palestinesi e il loro ritmo di crescita preoccupa Israele.

Da ciò nasce la messa in discussione della legislazione che, fino ad ora, assegnava ad arabi ed ebrei pari diritti, ad eccezione della leva militare, preclusa agli islamici. Le nuove norme declassano l’arabo da lingua ufficiale a lingua a statuto speciale, differenziandola dall’unica lingua riconosciuta a livello nazionale, l’ebraico. Inoltre “l’intera Gerusalemme unita” è designata come capitale dello Stato.

Prima dell’approvazione la legge è stata emendata in più punti, tra cui quello che avrebbe permesso l’edificazione di interi quartieri riservati ai soli ebrei.

Le dichiarazioni a favore

Il capo del governo Netanyahu si è detto soddisfatto del risultato ottenuto in Parlamento, definendo la legge una forma di “rispetto per tutti i cittadini”. Favorevole alla nuova normativa anche da Viktor Orban. Il presidente ungherese, nonostante le ripetute accuse di antisemitismo, ha ribadito la propria vicinanza a Israele e al suo governo, a cui è accomunato dalla feroce lotta all’immigrazione clandestina.

Le critiche

Dure le critiche da parte della popolazione araba, secondo cui la legge sancisce la fine della democrazia perché stabilisce diseguaglianze su basi etniche. Ayman Odeh, leader politico di riferimento per i cittadini arabi si Israele, l’ha definita un chiaro segno che il governo “non ci vuole qui“. Lo stesso presidente della Repubblica Reuven Rivlin ha espresso dei dubbi e ha spinto per l’emendamento della legge, che, nella sua forma originaria, si sarebbe rivelata “un’arma nelle mani dei nemici di Israele”. Il giurista Mordechai Kremnitzer ha messo in guardia contro le conseguenze della legge, che “scatenerà una rivoluzione, né più né meno. Sancirà la fine di Israele come stato ebraico e democratico”.