Sul perché la Russia vuole Mariupol al punto che, in potesi finora fantapolitica, Vladimir Putin si fermerebbe se la prendesse, gli analisti occidentali si stanno concentrando da tempo. Lo stanno facendo anche a contare che il martirio della città sul Mar d’Azov è costante e in spaventosa escalation. Storicamente questa è la quarta volta che Mariupol viene assaltata da regolari di Mosca e filogovernativi del Donetsk.
Perché la Russia vuole Mariupol
La popolazione di Mariupol è un caso a sé: è russofona per tre quarti ed è rappresentata da ex supporter sfegatati del partito filo-Mosca guidato all’epoca di Viktor Yanukovich. Insomma, Mariupol è una città che nell’ottica della Russia ha “tradito” una fedeltà che era venuta meno a traino dei cambi di casacca dei suoi maggiorenti. Maggiorenti come l’oligarca Rinat Akhmetov, padrone dei grandi stabilimenti siderurgici di Mariupol, l’Iljich e l’Azovstal e patron della squadra di calcio dello Shakhtar Donetsk.
Quando un oligarca “salvò” la città
Si può dire che Mariupol venne risparmiata nel 2014 grazie alla sua intercessione, ma da allora qualcosa è cambiato. Non solo Mariupol nel 2014 ha cambiato campo, ma ha addirittura tenuto a battesimo territoriale quel battaglione Azov che della Russia putiniana rappresenta la nemesi peggiore, non per le sue discutibili skill ideologiche, sia chiaro, ma perché è il braccio armato dell’occidentalismo estremo che Putin sta combattendo più ancora della stessa Ucraina, che nella sua visione ne è solo un totem spudorato.