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Mini naja in cambio di 12 crediti per l'università, ok alla Camera

mini naja

"Formarsi all'interno dell'Esercito è inaccettabile, vogliamo studiare dentro scuole e università pubbliche" denuncia la Rete della Conoscenza.

Primo via libera alla Camera al disegno di legge per introdurre la mini naja, un percorso formativo sperimentale della durata di sei mesi rivolto ai giovani dai 18 ai 22 anni, su base volontaria. Al termine del progetto all’allievo verranno riconosciuti 12 crediti universitari. La Rete della Conoscenza denuncia: “Formarsi all’interno dell’Esercito è inaccettabile”.

Che cos’è la mini naja

Il progetto è rivolto solo a chi possiede la cittadinanza italiana e un diploma di istruzione secondaria. Ovviamente, l’aspirante allievo dovrà godere dei diritti civili e politici e non avere condanne pendenti. Il percorso sperimentale prevede una permanenza di sei mesi nelle Forze armate (non retribuito), durante i quali i giovani dovranno seguire corsi di studio in modalità e-learning e attività pratiche presso le caserme, anche dei Carabinieri.

L’obiettivo principale dovrebbe essere quello della comprensione del valore civico della difesa della patria, sancito dall’articolo 52 della Costituzione. Al termine del progetto, all’allievo riceverà 12 crediti universitari e un attestato di ufficiale di riserva di complemento.

“No ad una cultura militare”

A votare il provvedimento, presentato da Forza Italia, tutti i deputati tranne quelli di Liberi e Uguali. A protestare fuori da Montecitorio però anche la Rete della Conoscenza, il collettivo che riunisce studenti di scuole secondarie, universitari e dottorandi.

Su Facebook scrivono infatti: “Formarsi all’interno dell’Esercito è inaccettabile, vogliamo studiare dentro scuole e università pubbliche, non nelle basi militari. Questa proposta è un insulto a centinaia di migliaia di studenti scesi in piazza nell’ultimo anno per chiedere al Governo maggiori investimenti nella pubblica istruzione”.

“Vogliamo scuole e università pubbliche per uscire dai ricatti, per decidere cosa studiare per migliorare il nostro futuro e la società in cui viviamo.- chiariscono – Invece vogliono insegnarci la cultura militare, in pieno stile da antico regime”.

Verso la mobilitazione

“Vogliono farlo in una società sempre più militarizzata, nella quale sempre più gente avrà libertà di uccidere dopo l’approvazione della legge su quella che chiamano legittima difesa, – viene aggiunto – ma che in realtà nel nome della sicurezza sta armando migliaia di persone mettendo tutte e tutti a rischio”.

“Se il Governo vuole riportarci indietro, se vogliono imporci una cultura di guerra, a partire dalle scuole e dalle università ci opporremo con forza a questi provvedimenti per ripartire dalla pace e dalla giustizia sociale!” assicura quindi la Rete della Conoscenza.