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Riace vince il ricorso, il Tar annulla l'espulsione dallo Sprar

Riace

"Bella notizia, ma resta l'amarezza. Le persone sono state trasferite, i danni sono stati fatti", è il commento del sindaco Mimmo Lucano

Il Tar di Reggio Calabria ha annullato il provvedimento con cui nell’ottobre scorso il Viminale ha decapitato il sistema accoglienza del borgo, in quei giorni già scosso dall’inchiesta che ha travolto il suo sindaco Mimmo Lucano, ricorda la Repubblica. Il primo cittadino ha commentato: “Bella notizia, ma resta l’amarezza per l’esperienza interrotta. Le persone sono state trasferite, i danni sono stati fatti. Ma almeno si ristabilisce dal punto di vista amministrativo un po’ di giustizia. Abbiamo operato in una terra col destino segnato e vogliamo continuare a farlo. Noi andiamo avanti e per quanto mi riguarda cercherò giustizia in tutte le sedi”.

Così il Tar ha decretato che è stato un errore cancellare i progetti Sprar di Riace. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso del Comune, presentato dai legali Lorenzo Trucco e Daniela Consoli e Nazzarena Zorzella, con il sostegno dell’associazione “ItaliaStatodiDiritto”, ordinando l’immediata revoca del provvedimento. Alla base della decisione, un insuperabile errore procedurale. Una vittoria per Riace.

Riace vince il ricorso contro il Viminale

Per il Tar, il ministero non ha né segnalato per tempo né in modo chiaro criticità e problemi poi serviti per motivare la revoca dei contributi. Inoltre, non avrebbe dato all’amministrazione la possibilità o margine di tempo per sanarli. Per i giudici amministrativi, la nota con cui sarebbe stato comunicato a Riace l’avvio della procedura di infrazione “violerebbe le regole che presidiano la trasparenza e la partecipazione degli interessati”. Così riporta ancora la Repubblica.

Contestazioni troppo generiche e lacunose, riferimenti a specifiche criticità assenti o poco precisi. E’ lunga la lista di violazioni che il Tar ha individuato. Il provvedimento con cui il Viminale ha cancellato con un tratto di penna i progetti del borgo dell’accoglienza ha sorpreso l’amministrazione di Riace come un fulmine a ciel sereno.

“Il pieno rispetto delle regole che disciplinano i modi di assunzione delle decisioni da parte delle amministrazioni pubbliche è rilevante anche e soprattutto in quanto tali regole hanno pure un contenuto sostanziale, poiché individuano le fasi e le modalità attraverso le quali si costruisce e prende corpo l’esercizio di un potere “proporzionato” al fine che la legge indica. Così sentenzia il Tar, secondo cui il Viminale ha mostrato una durezza senza pari né giustificazione.

Il commento degli avvocati

“Emerge una non corretta gestione dei rapporti tra amministrazioni centrali e autonomie locali, nel delicatissimo ambito della gestione delle persone immigrate che chiedono asilo e sostegno al nostro Paese”. A parlare sono i legali Aldo Travi ed Eugenio Bruti Liberati di ItaliaStatodiDiritto. “E’ infatti necessario che il Ministero preannunci le proprie contestazioni sulla gestione dei centri di accoglienza. Bisogna mettere lealmente le amministrazioni locali in condizione di porre rimedio alle eventuali irregolarità contestat”. E ancora, ribadiscono gli avvocati, è giusto che “il Ministero assuma decisioni prevedibili e non contraddittorie. Deve evitare cambi di rotta destabilizzanti per gli operatori e per le amministrazioni”.

A Riace, riconosce il Tar, alcune criticità ci sono e non dipendono solo dai ritardi nell’erogazione dei fondi. Tuttavia, ribadisce, all’amministrazione non è stato dato né tempo né modo di sanarle o chiarire la situazione, per questo il provvedimento del Viminale è illegittimo e deve essere revocato.

Sulla carta adesso potrebbero essere versati al Comune i finanziamenti che da tempo reclama, in modo da sanare quei debiti che rischiano di far crollare l’amministrazione e l’economia della zona. Così spiega la Repubblica. Tuttavia, non sarebbe ancora detta l’ultima parola. Infatti, il Viminale potrebbe impugnare la sentenza e la battaglia potrebbe proseguire al Consiglio di Stato. Ma per il borgo della Locride che sull’accoglienza ha costruito la propria salvezza, la sentenza del Tar è una speranza di riscatto.