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Carta d'identità per i social, bufera sull'idea del renziano Marattin

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Fa discutere la proposta del deputato renziano Luigi Marattin di consentire l'accesso ai social solo a chi mostri il proprio documento d'identità.

Sta suscitando aspre polemiche in queste ultime ore la proposta del deputato di Italia Viva Luigi Marattin di obbligare gli utenti dei social network ha registrarsi tramite l’utilizzo della carta d’identità. L’idea di Marattin è stata espressa nella giornata del 28 ottobre su Twitter, dove l’economista renziano ha condiviso un post del regista Gabriele Muccino in cui si diceva favorevole ad un provvedimento del genere. In poco tempo tuttavia, la proposta ha sollevato le critiche del M5s, che ha evocato lo spettro dello “Stato di Polizia”.

Marattin: Carta d’identità per i social

Nell’originale tweet di Gabriele Muccino, il regista chiedeva l’obbligo del documento d’identità per accedere ai social al fine di arginare il fenomeno degli haters che si nascondono dietro a profili falsi: “Subito, al più presto, occorre una legge che obblighi chiunque apra un account social a registrarlo solo tramite l’invio di un documento di identità. Sapremo solo così chi si nasconde dietro la rete commettendo reati penali sotto l’impunità dell’anonimato”. Una richiesta che fa eco alla recente analisi dell’Osservatorio antisemitismo, il quale ha conteggiato ben duecento messaggi di odio al giorno nei confronti della senatrice a vita Liliana Segre.

Una proposta che ha subito trovato Luigi Marattin come primo entusiasta sostenitore: “Da oggi al lavoro per una legge che obblighi chiunque apra un profilo social a farlo con un valido documento d’identità. Poi prendi il nickname che vuoi (perché è giusto preservare quella scelta) ma il profilo lo apri solo così.”, ma che non è stata ben accolta dai molti utenti del web che hanno sottolineato le difficoltà tecniche e giuridiche che emergerebbero nell’attuare una simile proposta: “La tua ignoranza informatica è imbarazzante. Invece di fare leggi per alfabetizzare informaticamente già dalle scuole, dotare degli strumenti di comprensione e diffonderli, invochi quella che tradotta si chiama censura inapplicabile, ed è contro la carta dei diritti di Internet”.

Le critiche del M5s

Contro la proposta di Marattin si è espresso anche l’alleato di governo del M5s, che sul proprio blog la definisce implicitamente uno strumento antidemocratico di controllo della popolazione: “Dobbiamo arginare il fenomeno delle fake news e degli odiatori seriali sul web che si nascondono dietro falsi profili, certo, ma la proposta del deputato di Italia Viva ricorda ben altri periodi della storia e non certamente una società democratica di stampo occidentale.

Il Movimento continua poi nel suo messaggio suggerendo cosa invece sarebbe opportuno fare per poter contrastare il fenomeno degli haters: “Per riuscire ad arginare le notizie e i profili falsi è necessario invece rafforzare i compiti e i poteri investigativi della polizia postale, che ha gli strumenti anche normativi adatti ma poco personale considerando la rilevanza del fenomeno. E puntare sulla prevenzione e l’educazione all’uso consapevole dei media, anche on line. Su questo l’impegno della Ministra Pisano che ieri ha annunciato di voler seguire il tema va nella giusta direzione”.

La risposta di Marattin

Malgrado in molti abbiano fatto notare all’onorevole Marattin la quasi impossibilità di chiedere i documenti a 30 milioni di italiani iscritti sui social e come ad oggi sia comunque già possibile per la polizia postale rintracciare l’identità di un utente tramite l’indirizzo IP e il MAC address, il deputato preferisce continuare per la sua strada affermando: “Come si arrabbiano eh, quando annunci di voler far qualcosa per impedire che il web rimanga la fogna che è diventato (una fogna che sta distorcendo le democrazie, invece che allargarle e rafforzarle). Si mettano l’animo in pace. Il limite è stato superato, ed è ora di agire”.