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Finanziamento ai partiti in Italia, ecco come funziona

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Le modalità per destinare finanziamenti ai partiti politici sono state diverse nella storia della Repubblica italiana. Ecco come funzionano oggi.

Il tema dei finanziamenti ai partiti è nuovamente protagonista del dibattito politico in seguito all’inchiesta giudiziaria sulla fondazione Open. La procura di Firenze ha infatti avviato alcune indagini per chiarire i rapporti finanziari tra la fondazione e Matteo Renzi. L’ente sarebbe nato infatti nel 2012 con lo scopo di finanziare le iniziative politiche dell’ex primo ministro Renzi. La fondazione è rimasta in attività fino al 2018 e avrebbe raccolto circa 6 milioni di euro.

Finanziamento ai partiti, forme e modalità

La prima legge sui finanziamenti pubblici ai partiti è stata introdotta nell’ordinamento italiano nel 1974. Prevedeva due modalità: una parte di finanziamenti ai gruppi parlamentari e l’altra alle attività elettorali. Le percentuali dei finanziamenti vennero poi modificate nel 1981. Questa la situazione fino al 1993, anno in cui il partito dei Radicali ha indetto un referendum per l’abolizione della legge. La proposta referendaria arrivava sulla scia dello scandalo di Tangentopoli. Il referendum ottenne infatti un gran numero di voti favorevoli all’abolizione del finanziamento dei partiti attraverso i gruppi parlamentari. Rimase invece in piedi la struttura dei finanziamenti per le attività elettorali.

Tra il 1993 e il 1999 si susseguirono una serie di leggi il cui obiettivo era quello di sostituire con i rimborsi i finanziamenti precedentemente aboliti. La situazione è continuata più o meno su questa linea fino al 2014, quando il governo Letta abolisce definitivamente il finanziamento pubblico e i rimborsi elettorali ai partiti con la legge 13/2014.

Al momento, le uniche forme di finanziamento concesse sono quelle indirette. I gruppi parlamentari possono infatti ricevere finanziamenti, per lo più provenienti dai bilanci di Camera e Senato, per le loro attività istituzionali. Un altro modo per finanziare i partiti politici è quello di donare il 2 per mille. I contribuenti possono infatti decidere a chi destinare questa piccola quota Irpef. Esiste infine la possibilità di destinare donazioni private, con somme che in nessun caso possono superare i 100mila euro.

Varie forme di finanziamento pubblico ai partiti politici sono previste anche dagli ordinamenti di altri Paesi europei, tra cui la Germania, che fa uso dei rimborsi elettorali, e la Francia che ammette sia i rimborsi che i finanziamenti diretti.