Vittorio Colao chiude la task-force fortemente voluta dal Governo Conte dopo aver presentato il suo piano strategico per far ripartire l’Italia. L’ultimo intervento è quello avvenuto agli Stati Generali e a ‘Il Sole 24 Ore’ rivela come quello presentato non è un piano: “Ma una strategia, una visione, con 102 proposte concrete di cui abbiamo condiviso anche i dettagli”. Ma adesso la palla passa al Governo che dovrà mettere nero su bianco quanto proposto dalla task force.
Vittorio Colao si è detto molto contento per l’invito del Presidente Conte: “I ministri ci hanno ancora una volta dimostrato un grande coinvolgimento dopo aver lavorato con noi anche il 2 giugno, anche di notte, anche nei weekend”. Agli Stati Generali, spiega Colao, è stata “una vera presentazione a un esecutivo, in questo caso di Governo, ma non diverso da quella che sarebbe stata una presentazione a un esecutivo aziendale”.
Vittorio Colao chiude la task-force
Vittorio Colao chiude la task-force e annuncia che l’Italia dovrà ripartire da parole chiave come impresa, lavoro, investimenti, digitalizzazione e formazione. Tutti punti cardine presenti nel Piano Colao perché il messaggio chiave è quello di: “Approfittare di questa occasione per trasformare i costi in investimenti, ammodernare il Paese, migliorarne l’equità”.
Per Colao l’impresa e il lavoro: “Sono l’urgenza su cui intervenire per rilanciare l’economia. Noi non torneremo al 2019 se l’impresa e il lavoro non saranno sostenute e potenziate con misure concrete e sarà importante avere una pubblica amministrazione più veloce e più digitalizzata, sbloccare gli investimenti fermi, attivare quelli finanziabili con fondi europei, far ripartire il turismo, cominciare a investire sulle competenze che serviranno a generare innovazione in Italia”.
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Il piano per il futuro
Il futuro dell’Italia passa indubbiamente dalla formazione. Perché il futuro sono le persone: “Il mio suggerimento a tutte le imprese, a prescindere dal Covid, è digitalizzare e assumere laureati, anche neolaureati, che possano portare l’innovazione in azienda”. Ma l’Italia deve superare due problemi principali: “Il primo è il basso livello di automazione e il basso livello di laureati. Laurearsi in discipline scientifiche deve diventare un buon affare per i ragazzi. Automazione e formazione fanno crescere la produttività”.