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Covid, Patrizio Bianchi: “La scuola non si è mai fermata”

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La scuola non si è mai fermata. A dirlo il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che ha analizzato alcune criticità della scuola.

Una scuola che nonostante la pandemia non si è mai fermata. Questo il quadro illustrato dal Ministro Patrizio Bianchi che nel corso del suo intervento alla trasmissione “Che tempo che fa”, ospite di Fabio Fazio ha analizzato le molte criticità del nostro sistema scolastico illustrando alcuni degli interventi messi in atto dal Governo. “Noi lavoriamo per una scuola affettuosa, una scuola per costruire l’affetto per gli altri e la socialità. A scuola, dopo anni di individualismo, bisogna tornare ad una scuola di affetti di socialità”, ha annunciato il Ministro dell’Istruzione Bianchi.

Covid, Bianchi: “La scuola non si è fermata”

“Non è vero che la scuola è stata chiusa. La scuola non si è mai fermata. I nostri insegnanti hanno tenuto aperto fino a quando possibile”, a parlare il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che ospite di Fabio Fazio ha mostrato un quadro di una scuola che nonostante il difficile periodo di pandemia non si è mai fermata: “I nostri insegnanti hanno tenuto aperto fintanto che non si è presentato questo nuovo appuntamento un virus che nel frattempo è cambiato. Non accetto l’idea di una scuola bloccata”, ha spiegato il Ministro Bianchi.

ll Ministro ha poi annunciato che uno dei fronti sui quali stanno lavorando è la dispersione scolastica: “Si parte dai ragazzi, dai bambini e bambini. Il primo fatto che abbiamo messo dentro il Recovery plan è sulla dispersione scolastica […] “Combattere il fatto che i ragazzi del Sud non hanno i servizi dei ragazzi del Nord. Questo è grave“, ha aggiunto il Ministro dell’Istruzione.

Infine una riflessione sul carico di lavoro che le mamme hanno sullo svolgimento della DAD dei loro figli: “Nel nostro Paese sono le donne che hanno la cura pressoché totale dei bambini e abbiamo messo misure per alleggerire questa situazione e capire come riaprire quanto prima. Bisogna ripensare tutto il mondo del lavoro, è evidente, in questa situazione emergenziale vengono al pettine i nodi di tante storie precedenti“.