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Ponte Morandi, il mistero del dossier ignorato

Ponte Morandi, il dossier segreto rivelato da La Stampa

I lavori di manutenzione erano previsti per settembre 2018, nonostante i rischi evidenziati dai test dell'ottobre 2017.

Continua l’inchiesta della procura di Genova per scoprire se la tragedia del ponte Morandi poteva essere evitata. “È stato evidenziato un forte stato di degrado nella parte della struttura non strallata”, ovvero priva dei tiranti diagonali, ha dichiarato il procuratore capo Francesco Cozzi durante la conferenza stampa. Secondo il torinese La Stampa il pericolo era già noto da tempo alla società Autostrade. Il quotidiano ha rivelato l’esistenza di un dossier realizzato dalla commissione investigativa istituita in seguito al crollo. Nel dossier si fa riferimento a una precedente “attività di indagine svolta da Autostrade per l’Italia” in vista di un progetto esecutivo per il consolidamento della struttura.

Il dossier ignorato

Il progetto di consolidamento doveva partire a settembre 2018, con un bando di 20 milioni di euro, e prevedeva il doppiaggio degli stralli. Una simile opera di manutenzione era già stata effettuata nel 1993, ma solo sul pilone est. A ottobre 2017 la società ha fatto eseguire una serie di test di “sorveglianza riflettometrica dei cavi di precompressione degli stralli”. Le misurazioni hanno evidenziato che il pilone 10, quello che ha resistito al crollo, presenta uno “stato di degrado dei materiali, ovvero della corrosione dei trefoli dei cavi di precompressione primari e secondari, più elevato rispetto a quello che è stato riscontrato nella pila 9”, quella distrutta il 14 agosto.

Il ponte crollato

“Non si temeva per la sicurezza”

Nonostante il risultato dei test, né Autostrade per l’Italia né il Ministero delle Infrastrutture agirono per mettere in sicurezza il ponte. I tecnici di Aspi stimarono che la perdita di funzionalità della struttura si aggirasse tra l’8 e il 16%, cifre considerate accettabili. L’architetto Roberto Ferrazza, presidente della commissione ispettiva istituita dal Ministero (fino alla revoca dell’incarico da parte di Toninelli la sera del 23 agosto), ha dichiarato: “Non c’erano elementi che facessero temere per la sicurezza”. I documenti contenuti nel dossier vennero dunque consegnati alla Direzione vigilanza sulle concessioni autostradali e vennero predisposti i lavori di manutenzione per l’autunno 2018. Le uniche critiche (ignorate) furono quelle del Provveditorato, in relazione ai metodi utilizzati per svolgere i test.

Al momento, precisa Cozzi, il fascicolo della procura resta a carico di ignoti. “Non c’è nessuna lista di nomi”, ma si stima che almeno 20 persone potrebbero finire tra gli indagati. L’accusa è di attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, omicidio colposo plurimo e disastro colposo. L’indagine è coordinata, oltre che da Cozzi, al procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio e dai pm Walter Cotugno e Massimo Terrile.