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Presunzione di innocenza, che tipo di reato è

Presunzione di innocenza cos'è

La presunzione di innocenza è un principio giuridico previsto dalla Costituzione. Il primo aprile sono entrate in vigore nuove normative europee.

La presunzione di innocenza, nel diritto penale, è un principio giuridico secondo cui un imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Questo principio è adottato dalla maggior parte dei Paesi europei, e deriva dall’articolo 11 della Dichiarazione dei Diritti Umani del 1948. Il primo aprile di quest’anno sono entrate in vigore nuove normative europee relative alla presunzione di innocenza.

Cos’è la presunzione di innocenza

In Italia la presunzione di innocenza è prevista nella Costituzione. È da considerare un principio del diritto penale per il quale si è considerati “non colpevoli” sino all’esito del terzo grado di giudizio emesso dalla Corte di Cassazione. L’onere della prova spetta all’accusa, che viene rappresentata, nel processo penale, dal pubblico ministero. Non è l’imputato, infatti, a dimostrare la propria innocenza, ma saranno gli accusatori a doverne dimostrarne la colpevolezza.

Le nuove norme europee

Il 1° aprile 2018 è entrata in vigore la nuova normativa europea in base alla quale a indagati e imputati viene riconosciuta la presunzione di innocenza, fino a quando non ne viene dimostrata la colpevolezza. Questa normativa tutela maggiormente il diritto di restare in silenzio e il diritto di presenziare al proprio processo. Nasce per garantire che i cittadini dell’Unione Europea possano beneficiare dei diritti procedurali, non tutelati in modo uniforme negli Stati membri. Vera Jourovà, Commissaria per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere, spiega le motivazioni della nuova norma: “Ogni anno nell’UE 9 milioni di persone devono affrontare procedimenti penali. La presunzione di innocenza è un diritto fondamentale e deve essere rispettato nella pratica in tutta Europa. Ogni cittadino deve sempre avere la garanzia di un processo equo. Invito tutti gli Stati membri ad attuare le norme al più presto”.

I tentativi di riduzione

In passato ci sono stati tentativi di ridurre l’operatività del principio di non colpevolezza, ad esempio con l’introduzione di norme volte ad attribuire esecutività provvisoria alla sentenza di primo o secondo grado. Gerardo D’Ambrosio, noto magistrato italiano scomparso a Milano nel 2014 che ha lavorato, tra l’altro, nelle inchieste di “Mani pulite”, commenta la genesi di questi tentativi: “I nostri Costituenti ancorarono la presunzione di non colpevolezza al passaggio in giudicato della sentenza, praticamente al terzo grado di giudizio, perché l’allora vigente codice Rocco del 1930 prevedeva un processo squisitamente inquisitorio in cui l’esercizio del diritto di difesa era molto limitato, e non solo nella fase dell’istruttoria, ed era molto difficile, essendo la prova stata raccolta nel segreto dell’istruttoria, togliere il processo dai binari in cui era stato incardinato”.