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Quota 100, Brambilla: "Età minima a 64 anni"

Luigi Di Maio migranti

Si continua a discutere del superamento della legge Fornero. L'economista fissa un nuovo "paletto" e dice:"si può intervenire in 3-4 mesi".

A pochi giorni dalla formazione del nuovo governo a guida giallo-verde, si comincia a parlare concretamente delle prime riforme. Tra le più discusse ci sarebbe quella che chiederebbe l’abolizione della legge Fornero per fare spazio alla cosiddetta Quota 100, che prevederebbe la possibilità di uscire dal lavoro nel momento in cui la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore sarebbe uguale a 100. La proposta iniziale aveva destato delle perplessità specialmente per quanto riguarda i costi, ritenuti da più parti superiori a quei 5 miliardi previsti dal contratto: dubbi in parte confermati dalle dichiarazioni del presidente Inps Tito Boeri e da Renato Brunetta, che ha parlato di una riforma che porterebbe “buchi in bilancio spaventosi”. Più ottimista invece Alberto Brambilla, redattore della parte del recente contratto di governo sul “superamento della legge Fornero”, che imporrebbe almeno 64 anni di età per uscire dal lavoro e crede nella possibilità di un intervento che cambi sul breve la vecchia riforma, per poi arrivare a una soluzione definitiva in un anno.

Quota 100, dubbi e proposte

Il nuovo governo guidato da Lega e Movimento 5 Stelle è finalmente partito e tra i temi più caldi fin da subito c’è l’attuazione del piano che vorrebbe mettere nel dimenticatoio la legge Fornero per dare il là alla riforma delle pensioni cosiddetta Quota 100.

Nel contratto di governo, al relativo capitolo, si legge: “Occorre provvedere all’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni cd. ‘Fornero’, stanziando 5 miliardi per agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse. Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti”.

La nuova legge prevederebbe quindi l’uscita dal lavoro quando età e anni di contributi, sommati, toccano appunto 100: una riforma possibile per alcuni, molto meno per altri.

Tra questi ultimi c’è Tito Boeri, presidente dell’Inps, secondo cui il “superamento della riforma Fornero attraverso quota 100 tra età e contributi o con 41 anni di contributi a qualunque età avrebbe un costo immediato di 15 miliardi e poi un costo a regime di 20 miliardi”.

Difficile dunque effettuare questo cambio di prospettive con il budget proposto dal nuovo governo di “appena” 5 miliardi. Di un avviso simile sembra anche Renato Brunetta, che in un’intervista al Corriere della Sera afferma che “parlare di Quota 100 è semplificazione da campagna elettorale, non è la realtà. il welfare pensionistico ha una regolazione estremamente delicata e complessa, non ammette semplificazioni. Attualmente siamo in equilibrio virtuoso dal punto di vista finanziario ma non da quello sociale“. Il politico avvisa infine che l’attuazione di Quota 100 così come proposta porterebbe a “buchi di bilancio spaventosi e iniquità tra classi d’età e tra lavoratori precoci e non precoci”.

Secondo l’esperto di previdenza Alberto Brambilla, redattore della parte del contratto relativa al superamento della legge Fornero, la riforma sarebbe invece attuabile a patto di qualche modifica, come il “paletto” che preveda 64 anni come età minima per rientrare nello schema, una mossa che secondo l’economista significherebbe “di fatto annullare lo scalone Fornero che ha portato l’età a 67 anni dal 2019”. Per quanto riguarda gli anni contributivi che darebbero diritto alla pensione, a prescindere dall’età, si passerebbe dai 41 inizialmente previsti ai 41 e mezzo.

Brambilla si è detto sicuro che “intervenire in modo chirurgico sulla Fornero si può e in 3-4 mesi. Poi entro un anno il nuovo testo unico delle pensioni. I costi sono sostenibili. La spesa per pensioni, depurata dall’assistenza, pesa solo l’11% sul Pil, in linea con gli altri paesi europei e sotto il 18,5% comunicato da Istat a Eurostat”.

Il “paletto” dell’età a 64 anni convincerebbe anche l’inizialmente scettico Boeri, che ha affermato: “Se invece si vuole porre una condizione anagrafica di 64 anni, questo è diverso, ed è bene essere chiari”.