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Riforma elettorale 2017, ok alla prima fiducia con 151 sì e 61 no

Riforma Elettorale 2017

Sulla riforma elettorale 2017: Oggi la prima Fiducia con 150 si e 61 no. Di Maio chiede a Mattarella di non essere complice e di non avvallarla.

L’attivissimo candidato a premerier del Movimento 5 Stelle, Luigi di Maio, sarà oggi davanti al Senato a protestare contro la nuova riforma elettorale 2017. Insieme a lui ci saranno Beppe Grillo e gli altri esponenti di spicco del partito. Il cosiddetto Rosatellum 2.0 è infatti stato giudicato iniquo dagli esponenti del M5S.

Riforma elettorale 2017: Di Maio contro Mattarella

La nuova riforma elettorale, già passata alla Camera dei deputati, verrà votata oggi in Senato. Se la legge dovesse passare, proietterebbe nel Paese un sistema misto, a metà tra il modello proporzionale e il modello maggioritario. La confusione che si verrebbe a creare sarebbe letteralmente enorme.

Pochi i punti di chiarezza sulla scelta dei candidati e su dove finirebbero i voti dei cittadini. Ecco il motivo per cui Di Maio e Grillo oggi protesteranno davanti a Palazzo Madama contro il Rosatellum. La protesta verrà simbolicamente portata avanti, usando una benda bianca da mettere sugli occhi.

Di Maio si è rivolto a Mattarella, Presidente della Repubblica, perché intervenga in campo contro questo scempio di riforma elettorale 2017. Il candidato premier si è infatti rivolto con il massimo rispetto verso l’uomo che è il garante della Costituzione italiana. In caso di votazione favorevole alla legge elettorale, ha infatti chiesto Di Maio che il Presidente ne valuti attentamente l’alto profilo incostituzionale e non firmi la legge. Se infatti la legge passasse e in un secondo momento dovesse essere bocciata dai giudici della Corte Costituzionale, non si potrà non considerare Mattarella come complice di questo scempio di riforma.

Riforma elettorale 2017: cosa consiste

All’interno dell’attuale parlamento esistono 232 collegi uninominali in cui, secondo la nuova riforma elettorale 2017, ogni partito o coalizione, potrà presentare un solo candidato. I restanti 386 seggi che costituiscono la Camera, invece verranno assegnati ai partiti e alle colazioni su base proporzionale. Cioè dalle liste di partito verranno eletti ai seggi solo i candidati che avranno preso più voti, in base ai voti proporzionalmente ricevuti alle elezioni dal partito stesso. In aggiunta, con lo stesso meccanismo, funzionerà anche l’assegnazione dei 12 posti assegnati dalle circoscrizioni estere.

Al Senato le cose funzioneranno in maniera quasi del tutto simile. Ci saranno 102 collegi uninominali e 107 collegi proporzionali; 6 invece saranno i seggi afferenti le circoscrizioni estere per il Senato.

Non esisterà la possibilità del voto disgiunto: il votante esprimerà un solo voto, che andrà al candidato del collegio per via maggioritaria e alla lista per via proporzionale.

Per eleggere dei parlamentari, i singoli partiti dovranno raggiungere la soglia del 3% su base nazionale. Se invece saranno parte di una più ampia coalizione, dovranno raggiungere almeno il 10% dei voti totali su base nazionale. Se i partiti non raggiungeranno questa quota, non potranno eleggere i propri deputati.

Sono consentite le pluricandidature per i collegi proporzionali, addirittura fino a 5.

La presenza dei collegi uninominali rappresenta un incentivo a creare larghe coalizioni di partito, interessate a spartirsi i collegi e a sostenere candidati di comodo. Cosa che succedeva con la vecchia legge elettorale del Mattarellum. Secondo alcune stime politiche la nuova riforma elettorale 2017 favorirebbe l’apertura di una coalizione PDCentro-Destra, penalizzando fortemente il M5S.

Prima fiducia Senato

Al momento sappiamo che la Riforma elettorale Rosatellum ha appena ricevuto la sua prima fiducia. Approvata da poco con 150 voti favorevoli e 61 contrari. Al momento del voto non sono mancate le bagarre tra i senatori. A farle scoppiare è stato il senatore M5S Giarrusso che ha fatto il gesto dell’ombrello appena finito di votare, sotto il seggio della presidenza del senato, presieduto dal presidente Pietro Grasso.