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Coronavirus, scoperta mutazione genetica che ci fa ben sperare

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Se il Coronavirus, ci fa pensare che sia meno pericolo è perché il virus sta mutando geneticamente perdendo delle proteine che la rendono aggressiva.

Il Coronavirus sta subendo in questi ultimi mesi una mutazione genetica e sta cambiando progressivamente la sua natura. Questo è quello che è risultato secondo le ultime ricerche di un team di scienziati internazionali guidati dall’Italiano Massimo Ciccozzi, del policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma. Secondo quanto è risultato da questa incredibile scoperta infatti, il Sars-Cov-2 durante la sua mutazione sta perdendo “per strada” delle proteine fondamentali che hanno il compito di replicarsi e di aggredire l’organismo. Una notizia quindi molto importante che in futuro potrebbe farci ben sperare sull’evoluzione di questa terribile pandemia.

Coronavirus, la scoperta della mutazione genetica

Cosa sta accadendo quindi di molto importante al virus che compone il Sars-Cov-2? La parola chiave da tenere a mente è delezione, vale a dire una perdita permanente delle proteine delle quali è composta.

A questo proposito ne parla in modo esaustivo il dott. Davide Zella che ha coordinato il team statunitense in questa epocale scoperta: “Questa delezione potrebbe influenzare la struttura della regione terminale della proteina, importante per la regolazione della replicazione virale e per l’effetto negativo sull’espressione genica dell’ospite”. Zella ha inoltre aggiunto che è anche in corso la sostituzione di due amminoacidi fondamentali che daranno modo al nostro organismo di combattere meglio la malattia.

Cambia il genoma

Il genoma sta cambiando, così come è avvenuto per la precedente forma di Sars. Lo ha annunciato il coordinatore della ricerca Massimo Ciccozzi che a questo proposito ha detto: “Il nostro lavoro dimostra che il genoma del coronavirus sta cambiando profondamente e alla luce di questa scoperta, dovremmo indagare se i soggetti asintomatici o con pochi sintomi abbiano proprio questo particolare ceppo virale, o altre delezioni della proteina nsp1. E cercare poi con studi di laboratorio di correlare questi cambiamenti in nsp1 con una minore patogenicità”.