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Salvini: boom aggressioni di malati psichiatrici

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Diverse dichiarazioni di Salvini riguardanti un presunto boom delle aggressioni perpetrate da malati psichiatrici causa dure prese di posizione.

Dalla trasmissione di La7 la Società Italiana di Psichiatria esprime unagrave preoccupazione per le parole di Matteo Salvini, che facendo riferimento ad una supposta “esplosione delle aggressioni” perpetrate da persone affette da disturbi psichici causa una forte preoccupazione degli operatori del settore.

Le dichiarazioni di Salvini

Il ministro nel corso di più occasioni ha infatti rilasciato dichiarazioni sull’argomento, facendo anche riferimento al “sostanziale abbandono del tema della psichiatria, lasciato sulle spalle delle famiglie”, e alla “chiusura di tutte le strutture di cura che c’erano per i malati psichiatrici”. Ora, non è chiaro a quali dati facesse riferimento Salvini, o a cosa si riferisse quando dal La7 lamentava “la chiusura di tutte le strutture di cura per malati psichiatrici”, in quanto il sistema italiano si fonda su un sistema differenziato e complementare di Centri Per la Salute Mentale (CSM), Centri Diurni (CD) e strutture residenziali di lungo periodo per chi ha bisogno di permanenze prolungate in centri attrezzati per diagnosi e cura psichiatrica (SPDC).

La chiusura dei manicomi

Vale la pena ricordare che il sistema assume questa struttura dopo che nel 1978 grazie alla “legge Basaglia” vennero chiusi i manicomi, fino a quel momento mere prigioni per disabili in cui si obbligavano persone con problemi, sottoponendole a continue violenze e vessazioni in condizioni ambientali spesso inumane. Se vogliamo ritenere che il ministro non stesse esprimendosi in riferimento a questa legge, possiamo immaginare che stesse facendo riferimento alle leggi che nel 2017 hanno portato alla chiusura dei sei ospedali psichiatrici giudiziari ancora presenti in Italia. Chiusura che comunque viene anche in questo caso motivata da una eccessiva rassomiglianza tra questi centri e i vecchi manicomi.

La risposta alle parole del ministro

“Non risulta alcun incremento dei reati contro la persona da parte di persone affette da disturbi mentali, e non più del 5% dei reati gravi è attribuibile ad esse. Quanto affermato è dunque destituito do ogni fondamento scientifico, statistico e sociale. Certamente però è foriero di nuovi consensi sulla pelle delle persone malate”. Così, attraverso una serie di post pubblicati su Facebook rispondono al ministro il presidente della Società Italiana di Psichiatria Bernardo Carpiniello, il segretario Enrico Zanalda e l’ex presidente Claudio Mencacci, rispedendo al mittente quelle percepite come accuse ingiustificate.

Una rivendicazione del modello italiano

Si rivendica invece l’eccellenza del modello italiano, che “viene considerato da seguire: seppur faticosamente in questi 40 anni è stata creata una rete capillare di strutture pscihiatriche, che conta 163 Dipartimenti di Salute Mentale, 1460 strutture territoriali, 2284 strutture residenziali che ospitano 30 mila persone, 899 strutture semiresidenziali, 285 servizi psichiatrici di diagnosi e cura ospedalieri e 22 unità accreditate. Questo sistema garantisce ogni anno assistenza a oltre 800.000 operatori troppo spesso lasciati soli, taloa anche a prezzo di grossi rischi personali”.

L’appello alle autorità

I responsabili della Società di Psichiatria rivolgono quindi – sempre tramite Facebook – un appello alle autorità, rincarando la dose: “al vicepremier chiediamo un impegno a far cessare l’unico abbandono da riconoscere, cioè quello, colpevole, dello stato, che spende un misero 3,5% del budget della sanità per salute mentale, a fronte di medie del 10-15% di altri grandi paesi europei come Francia Germania e Spagna, lasciando sguarniti i servizi, che hanno un deficit di operatori dal 25 al 75% in meno dello standard in 14 regioni su 21”. Un appello, quello della Società Italiana di Psichiatria a cui si aggiunge la Società Italiana di Scienze Infermieristiche in Salute Mentale, che chiede “a chi si occupa di politica di utilizzare le parole in modo misurato”. Dichiarazioni che sempre secondo la Società di Psichiatria “non fanno altro che aumentare paure infondate sulle persone affette da disturbi psichici, etichettandole ingiustamente come pericolose”