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Ecco come si deve parlare di Donald Trump

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Come parlare del nuovo presidente USA Donald Trump? A spiegarlo è stato il direttore della Reuters, una delle agenzie di stampa più importanti del mondo. In una nota diramata a tutti i suoi giornalisti, l’agenzia ha spiegato come rapportarsi con Trump e in quale modo parlare di lui. Preoccup...

Come parlare del nuovo presidente USA Donald Trump? A spiegarlo è stato il direttore della Reuters, una delle agenzie di stampa più importanti del mondo.

In una nota diramata a tutti i suoi giornalisti, l’agenzia ha spiegato come rapportarsi con Trump e in quale modo parlare di lui.

Preoccupata per il rapporto con il nuovo presidente, che ha definito i giornalisti “tra gli esseri umani più disonesti della Terra”, Reuters ha ribadito la necessità di lavorare senza timore, come si ha “in posti come la Turchia, le Filippine, l’Egitto, l’Iraq, lo Yemen, la Thailandia, la Cina, lo Zimbabwe e la Russia, nazioni nelle quali a volte ci scontriamo con un misto di censura, persecuzioni giuridiche, visti negati e addirittura minacce fisiche ai nostri giornalisti”.

“Non sappiamo ancora quanto duri gli attacchi dell’amministrazione Trump si faranno con il passare del tempo”, si legge nella nota, “o fino a che punto questi attacchi saranno accompagnati da limitazioni legali alla nostra attività di raccolta delle informazioni. Ma sappiamo che dobbiamo seguire le stesse regole che disciplinano il nostro lavoro in qualsiasi posto”.

Ecco le regole Reuters per parlare di Donald Trump (o di qualsiasi altra cosa o persona)

Secondo l’agenzia di stampa Reuters, occorre sempre “raccontare le cose che hanno importanza per la vita delle persone e fornire loro i fatti di cui hanno bisogno per prendere decisioni migliori”. Poi è di primaria importanza curare le proprie fonti, ignorando “i comunicati stampa” e senza preoccuparsi troppo “dell’accesso ai canali ufficiali”, che “non sono mai stati troppo utili”.

Infine il comunicato contiene il richiamo ad alcune indicazioni generali. “Non farsi intimidire mai”, ad esempio, “non iniziare battaglie superflue”, evitare di sfogarsi “pubblicamente per quelle che potrebbero essere comprensibili frustrazioni quotidiane” e di trasmettere “una visione troppo tetra dell’ambiente in cui si deve lavorare”.

Infine una chiusa sul metodo generale di lavoro: “quando facciamo degli errori – e succede – li correggiamo in modo veloce e completo. Quando c’è qualcosa che non sappiamo, lo diciamo. Quando ci arrivano delle voci, le rintracciamo e le riportiamo solo quando siamo sicuri che rispondano ai fatti. Diamo valore alla velocità ma non alla fretta: quando su una cosa c’è bisogno di fare ulteriori verifiche, ci prendiamo il tempo per farle. Cerchiamo di evitare le “esclusive permanenti”: arrivare per primi ma sbagliare”.