La morte di Giorgio Armani segna la fine di un’era nel mondo della moda, ma apre anche una nuova fase per la celebre maison italiana. Lo stilista, noto per la sua visione elegante e discreta, aveva da tempo riflettuto sul futuro del brand e sulle modalità della successione, volendo garantire continuità senza strappi.
Ora il mondo della moda osserva con attenzione le decisioni prese, consapevole che il passaggio generazionale sarà fondamentale per preservare l’identità e lo stile che hanno reso Armani un’icona globale.
Giorgio Armani: l’eredità di un’icona della moda globale
Giorgio Armani resta uno dei marchi più riconosciuti al mondo, con ricavi che nel 2024 hanno superato i 2,3 miliardi di euro. Nel corso della sua carriera, Armani ha sempre posto l’accento sull’equilibrio tra lavoro e vita privata, pur ammettendo di aver spesso trascurato gli affetti personali per dedicarsi al controllo minuzioso delle proprie collezioni e della sua azienda.
La sua leadership si è dimostrata anche durante la pandemia, quando fu il primo stilista a rinunciare alle passerelle dal vivo e a impegnarsi concretamente nella produzione di dispositivi medici, a testimonianza di un impegno costante e concreto. Con la successione pianificata all’interno della famiglia e del team più fidato, Armani lascia un’eredità solida, consolidando il proprio ruolo di riferimento nella storia della moda e del club biancorosso.
“Successione? Processo organico, non una rottura”, le ultime parole di Giorgio Armani
Nei prossimi anni, l’Olimpia Milano potrebbe affrontare un cambiamento significativo nella sua governance. Il club biancorosso, di proprietà di Giorgio Armani dal 2008, si trova ora a dover considerare l’evoluzione del vertice del Gruppo Armani. Prima della morte, lo stilista aveva già pianificato un passaggio graduale delle responsabilità, volendo garantire continuità e stabilità senza creare fratture. La successione era stata affidata alle persone di maggiore fiducia, tra cui Leo Dell’Orco, presidente del consiglio di amministrazione dell’Olimpia Milano e braccio destro dello stilista, incaricato di assicurare che la visione e lo stile della maison continuassero a essere rispettati.
Anche negli ultimi anni, pur limitato da problemi di salute, Armani aveva mantenuto un controllo minuzioso sulle attività del gruppo, confermando la sua dedizione assoluta alla qualità e alla coerenza del lavoro del suo team.
“La mia più grande debolezza è che ho il controllo di tutto. I miei piani per la successione prevedono un passaggio graduale delle responsabilità che ho sempre gestito con le persone a me più vicine, come Leo Dell’Orco, i membri della mia famiglia e l’intero team di lavoro. Vorrei che la successione fosse organica e non un momento di rottura”, aveva dichiarato lo stilista nell’ultima intervista al Financial Times.
Secondo l’analista Luca Solca di Bernstein, il marchio Armani può continuare a esistere anche senza il suo fondatore, perché è ormai più grande del creatore e destinato a restare un punto di riferimento nella moda e nel lusso. Solca ricorda che altri brand, come Chanel e Dior, hanno proseguito con successo anche dopo la morte dei loro fondatori e pensa che lo stesso possa accadere per Armani e Ralph Lauren. Alcuni osservatori ipotizzano inoltre una possibile fusione tra grandi marchi italiani per creare un colosso del lusso. La testata cinese Ladymax ha parlato di un’alleanza tra il gruppo Armani e il gruppo Prada, includendo anche Versace, che potrebbe generare un fatturato di circa 8,5 miliardi di euro e attirare molta attenzione sul mercato. Per ora si tratta solo di ipotesi, ma in futuro potrebbe diventare realtà.