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Riccione, tentata rapina di un Patek Philippe: arrestati tre ragazzi

Forze dell'ordine

Tre ragazzi napoletani erano indagati per la tentata rapina di un Patek Philippe Aquanaut di 100mila euro avvenuta a Riccione il 25 aprile 2022: condannati oggi dal gip di Rimini con rito abbreviato

Tre condanne dal Tribunale di Rimini. Arrestati e indagati a vario titolo per la tentata rapina dello scorso 25 aprile 2022 di un Patek Philippe Aquanaut dal valore di centomila euro, tre ragazzi napoletani sono stati condannati dal gip Raffaella Ceccarelli.

Le condanne

Francesco Tusa (classe 1989), Antonio Ponticelli (classe 1987) e Gennaro Salinas (classe 1997) sono stati condannati rispettivamente a reclusione di: due anni e otto mesi; tre anni, otto mesi e tredici giorni; due anni e otto mesi. Difeso dall’avvocato Luigi Poziello, Tusa rinuncerà all’appello e con la riforma Cartabia si vedrà riconoscere un sesto di sconto della pena, rideterminandola così a due anni e tre mesi di reclusione. Al momento Tusa e Salinas si trovano agli arresti domiciliari, Ponticelli invece ha l’obbligo di presentazione e divieto di dimora nel comune di Rimini.

La dinamica della tentata rapina

Un tentativo di rapina a dir poco rocambolesco, terminato con l’abbandono dello scooter che ha permesso alle forze dell’ordine di recuperare gli effetti personali e i documenti di due degli autori. In pieno viale Ceccarini, due giovani a bordo di un due ruote hanno avvicinato un turista che passeggiava in compagnia della moglie, tentando di strappargli via dal polso il prezioso orologio causando una violenta colluttazione con l’uomo dopo la quale i due individui si sono dati alla fuga. Attirati dalla scena, alcuni passanti si sono buttati sui due rapinatori riuscendo a farli cadere dal motociclo. Tuttavia, i malviventi non hanno esitato ad abbandonare il mezzo e a dileguarsi a piedi. Dopo qualche giorno, i due hanno pensato bene di recarsi dai carabinieri a Napoli, denunciando un’aggressione subìta a Rimini da alcuni sconosciuti (nonché il furto dei documenti).
Presto fatto l’incrocio delle informazioni che, insieme ai filmati degli impianti di videosorveglianza, ha consentito di dare un volto ai presunti complici e di ricostruire nello specifico i ruoli da questi assunti nella dinamica.