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Terremoto 6.0 in Afghanistan: nuovo bilancio drammatico e testimonianze delle Ong

Terremoto Afghanistan

Un terremoto di magnitudo 6.0 ha colpito l’Afghanistan, causando gravi danni ai villaggi e dando origine a una nuova emergenza umanitaria.

Un violento terremoto ha colpito l’Afghanistan, provocando una catastrofe di proporzioni enormi. Le organizzazioni umanitarie sul campo descrivono scene drammatiche di soccorsi difficili e disperazione diffusa, mentre il bilancio delle vittime continua purtroppo a salire. Questo disastro naturale mette nuovamente in luce le vulnerabilità del Paese e l’urgenza di un intervento internazionale coordinato per salvare vite e soccorrere chi ha perso tutto.

Terremoto in Afghanistan: un nuovo bilancio drammatico

Il terremoto si è verificato poco prima di mezzanotte del 31 agosto a 27 chilometri a nord-est di Jalalabad, a una profondità di 8 km. Secondo il centro sismologico pakistano, almeno nove scosse di assestamento sono state registrate nelle ore successive, almeno una di magnitudo 5,2, e potrebbero continuare per due giorni fino al ristabilimento della placca tettonica. Secondo il portavoce del governo talebano Zabihullah Mujahid, la provincia più colpita, Kunar, ha registrato 1.411 morti e 3.124 feriti, con il bilancio destinato a crescere a causa della difficoltà di accesso ad alcune aree montuose isolate.

L’Afghanistan è spesso soggetto a terremoti, soprattutto nella catena montuosa dell’Hindu Kush, dove le placche tettoniche si incontrano. Questo sisma è il secondo grande terremoto affrontato dal governo talebano dal 2021: nel 2023, nella regione di Herat, oltre 1.500 persone avevano perso la vita.

Terremoto in Afghanistan, è un disastro: il drammatico racconto della Ong

Le ONG sul campo segnalano gravi difficoltà logistiche. A Nurgal, le condizioni del terreno impediscono il passaggio dei veicoli, costringendo gli operatori di Save the Children a percorrere chilometri a piedi con dispositivi medici. In due giorni il ministero della Difesa ha organizzato 155 voli in elicottero per evacuare circa 2.000 persone verso ospedali della regione. Piccoli centri di pronto soccorso sono stati allestiti nei villaggi più colpiti, ma l’installazione di tende e campi rifugio è ostacolata dal terreno instabile. Le agenzie ONU hanno lanciato l’allarme sul rischio di epidemie, data la mancanza di acqua potabile e servizi igienico-sanitari adeguati.

La commissaria europea per la gestione delle emergenze, Hadja Lahbib, ha annunciato che squadre di soccorso sono già operative sul territorio per fornire assistenza immediata. Anche il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha manifestato la propria vicinanza al popolo afghano, esprimendo solidarietà alle famiglie delle vittime e ai feriti.

L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, ha ricordato che questo terremoto si aggiunge a una serie di emergenze già in corso, invitando i donatori internazionali a sostenere con urgenza le operazioni di soccorso. Infine, il Papa ha inviato un telegramma di solidarietà, rivolgendosi con preghiere sia alle vittime sia a chi è impegnato nei soccorsi.

ActionAid ha sottolineato l’urgenza di interventi rapidi per garantire supporto sanitario, cibo, acqua e rifugi.

“Con un sistema di servizi pubblici già al collasso, stiamo correndo contro il tempo per garantire un’assistenza umanitaria rapida ed efficace. ActionAid Afghanistan sta lavorando instancabilmente per sostenere le comunità nelle aree in cui operiamo e oltre. Abbiamo mobilitato squadre per valutare i bisogni più urgenti e collaboriamo con i nostri partner per fornire generi alimentari e non alimentari come tende, coperte e kit igienici”.

Le aree più vulnerabili, già segnate da povertà e malnutrizione, sono ora colpite da una crisi ancora più grave, e le ONG sollecitano la comunità internazionale a rispondere con tempestività.

“Le comunità colpite continuano a dormire all’aperto, sia per i danni subiti sia per il timore di nuove frane. Gli elicotteri militari stanno evacuando i feriti verso gli ospedali disponibili, ma il Jalalabad Central Hospital è allo stremo: ogni volo riesce a trasportare soltanto 20-25 persone, mentre le richieste di assistenza aumentano di ora in ora. Da 34 anni l’Afghanistan è la mia casa. Ho visto guerre e povertà, ma non ci si abitua mai a tanto dolore“, ha dichiarato all’ANSA, Alberto Cairo, presidente di Nove Caring Humans.