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Trombosi dopo Astrazeneca e Johnson & Johnson, perché riguardano soprattutto donne giovani?

Non solo Astrazeneca, anche Johnson&Johnson provoca trombosi, però neli giovani: come mai?

Pure il vaccino Johnson & Johnson è sotto esame per quattro casi di trombosi. Proviamo a capire come mai esse si verificano solo nelle donne giovani.

L’Agenzia europea del farmaco ha aperto un vero e proprio fascicolo per appronfidire e comprendere se i casi di trombosi verificate anche con il vaccino Johnson & Johnson siano legati davvero alla vaccinazione. In aggiunta, è ormai evidente che sia con AstraZeneca che con Johnson & Johnson i casi si presentano nelle donne sotto i 60 anni. A questo punto è importante focalizzarsi meglio su determinati fattori, affinchè si possano capire i motivi di ciò. Ad aiutarci nella comprensione c’è Rodrigo Rial, un portavoce della Società Spagnola di Chirurgia Vascolare, specializzato in angiologia e chirurgia vascolare dell’Ospedale universitario HM Terrelodones di Madrid. Proprio da lui viene fuori la teoria secondo la quale probabilmente queste trombosi si verificano nelle donne sotto i 60 anni in quanto quest’ultime possono essere più ipersensibili allo sviluppo di questa complicazione, a seguito della somministrazione della dose di vaccino. 

In primo luogo, le donne soffrono più degli uomini di malattie autoimmuni, e più sono giovani, più il loro sistema immunitario è attivo e suscettibile a una complicanza come questa. In più la pillola contraccettiva aumenta il rischio di trombosi: circa una donna su 1.000 che assumono il contraccettivo soffre di coaguli, mentre il rischio tra le vaccinate è di un caso ogni 175mila vaccinazioni”.

C’è anche da dire che la trombosi del seno cavernoso cerebrale, un esempio del più comune di coaguli che si è verificato nelle persone vaccinate con AstraZeneca è molto più frequente nelle donne che hanno 30 anni. Non a caso, di questi eventi finora si sono registrati tre casi su quattro.

Trombosi con AstraZeneca e Johnson&Johnson: casi solo in giovani donne

Attualmente, gli studi hanno osservato negli Stati Uniti la reazione entro due settimane dalla somministrazione dei vaccini Johnson & Johnson, precisamente in sei casi su 6,8 milioni di dosi e contemporaneamente la reazione dei vaccini AstraZeneca in Europea e Regno Unito in 222 casi su 35 milioni di dosi. Proprio negli Usa tutti i sei casi di trombosi hanno visto protagoniste donne la cui fascia di età va dai 18 ai 48 anni. Per cui, si è raccomandato di sospendere la vaccinazione con Johnson & Johnson, come è accaduto in poche parole in Europa con il vaccino AstraZeneca.

Prendiamo, infatti, in esame uno studio che è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine: esso pone l’attenzione sull’osservazione di eventi trombotici che sono, tuttavia, associati ad un basso numero di piastrine a seguito della somminstrazione del vaccino AstraZeneca. “La similitudine del quadro clinico con quello della trombocitopenia grave indotta da eparina, un noto disturbo protrombotico causato da anticorpi attivatori delle piastrine che riconoscono complessi multimolecolari tra i fattori piastrinici 4 (PF4) cationici, cioè con carica positiva, e l’eparina anionica, cioè con carica elettrica negativa”.  Sembra, però, che chi è colpito da questa patologia dopo la vaccinazione ( non a caso è stato proprio creato il nome specificio della patologia, (VITT), trombocitopenia immunitaria indotta da vaccino) non avesse ricevuto alcuna eparina che possa spiegare la comparsa di trombosi.

In poche parole, i pazienti vaccinati hanno mostrato solo una risposta auto-immune, come all’inizio si accennava per le giovani donne. Questa risposta  ha generato ovviamente gli anticorpi che sono capaci di legarsi a una proteina sulla superficie delle piastrine, chiamata fattore piastrinico 4. É proprio questo legame che riesce ad attivare le piastrine. Inseguito, quest’ultime cominciano a legarsi tra loro, formando dei veri e propri coaguli nel sangue. Non a caso, infatti, le donne esaminate hanno nella maggior parte dei casi mostrato dei coaguli nei vasi sanguigni del cervello e dell’addome.

Gli scienziati per ora ipotizzano solo che a dare vita a queste reazioni possano essere i due diversi tipi di adenovirus, ossia un veicolo virale usato dai vaccini di Astrazeneca e Johnson & Johnson. Ricordiamo che l’adenovirus usato dall’AstraZeneca è derivato da un virus del raffreddore nei scimpanzé, mentre quello usato da Johnson & Johnson è derivato da un adenovirus umano. Entrambi sono, però, resi incapaci di replicarsi. Inoltre, per chi non lo sapesse, anche altri due vaccini anti-Covid impiegano adenovirus: parliamo di quello russo Sputnik e il cinese Cansino. Tuttavia, almeno fino a questo momento, in nessun caso di somministrazione di questi due ultimi vaccini appena citati sono arrivate segnalazioni di reazioni avverse.