Una vacanza in Turchia si trasforma in tragedia per una famiglia italiana: un neonato di 10 mesi è morto, lasciando i genitori nel dolore. Ora lanciano un appello per ricevere aiuto nel rimpatrio del piccolo, affrontando tra disperazione e burocrazia una situazione drammatica.
Tragedia in Turchia: muore il piccolo Arian durante la vacanza
Un viaggio che doveva essere all’insegna del relax si è trasformato in un dramma per la famiglia Roman. Arian, un bimbo di 10 mesi nato in Italia da genitori romeni residenti da oltre vent’anni tra San Donà e Musile di Piave, è deceduto all’alba a Antalya, nella località turistica di Lara, mentre si trovava in vacanza con mamma, papà, il fratellino di sei anni e alcuni amici.
La tragedia è avvenuta dopo che il piccolo si era svegliato durante la notte apparentemente in buone condizioni, ma poco dopo ha mostrato un peggioramento improvviso con chiazze violacee sul corpo e difficoltà a reggersi.
“Sono le 5 del mattino quando lo sentiamo piangere; si alza prima il papà e poi io, lo coccoliamo un po’, il pancino gli faceva male, ma poi gli è passato. Era il solito bimbo, con il suo sorriso. Siamo tornati a letto e, quando ci siamo rialzati, aveva delle chiazze sul corpo e un colorito violaceo. L’ho preso in braccio ed era privo di sensi. Sono corsa alla hall dell’hotel urlando, chiedendo di un dottore. C’è voluto tanto perché arrivasse e ancora di più l’ambulanza. Nel frattempo dei turisti ucraini e tedeschi sono accorsi in camera e hanno praticato la respirazione bocca a bocca e il massaggio cardiaco. Poi, una volta arrivata l’ambulanza, l’hanno portato in ospedale. Dopo una quarantena di minuti che ero là mi hanno comunicato che mio figlio non c’era più“, è il racconto della mamma del piccolo a Il Messaggero.
Turchia, neonato di 10 mesi muore in vacanza: l’appello disperato dei genitori
Il dolore della famiglia Roman è aggravato dalle richieste burocratiche. La salma di Arian è ancora bloccata in Turchia perché il Consolato italiano di Smirne richiede la documentazione originale per il rimpatrio, da inviare esclusivamente tramite posta cartacea e non via PEC, causando ritardi considerevoli. Un volo per riportare il piccolo in Italia era già programmato, ma senza i documenti necessari il decollo non può avvenire.
I genitori, che hanno già sostenuto spese elevate per circa 5 mila euro, chiedono con urgenza supporto per completare le pratiche e riportare Arian a casa. La comunità e gli amici si sono mobilitati, attivando una raccolta fondi per contribuire ai costi del rimpatrio. Anche l’assessore di San Donà, Lucia Camata, si sta adoperando per contattare il consolato e cercare di velocizzare ogni passaggio burocratico, in modo che la famiglia possa finalmente riabbracciare il proprio bambino.