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Vaiolo delle scimmie, contagi in aumento: il parere degli esperti

vaiolo delle scimmie

Vaiolo delle scimmie: contagi in aumento. Gli esperti italiani hanno spiegato il motivo della diffusione dei casi e il futuro dell’epidemia.

Vaiolo delle scimmie: i contagi causati dal virus sono aumentati e, secondo le previsioni scientifiche, continueranno ad aumentare nelle prossime settimane. Lo scenario emerso in ambito medico pare essere condiviso dalla maggior parte degli esperti italiani anche se si continua ribadire che non esiste alcun tipo di allarme, alla luce dei dati raccolti sinora.

Vaiolo delle scimmie, contagi in aumento: il parere degli esperti

Gli esperti italiani sembrano concordi nell’affermare che i casi di vaiolo delle scimmie continueranno ad aumentare nei prossimi giorni. Ciononostante, gli esperti hanno anche ribadito che non esiste un quadro allarmante rispetto alla diffusione attuale della malattia.

La patologia, come più volte ripetuto dai virologi, non rappresenta una malattia grave anche se risulta essere opportuno procedere in modo tempestivo con il tracciamento dei contagi e dei contatti e intervenire con quarantena e vaccinazione.

A proposito dei casi di vaiolo delle scimmie e della diffusione dei contagi, si sono espressi molti esperti italiani che hanno espresso il proprio parere in merito alla situazione in essere.

Fabrizio Pregliasco

Il docente presso l’università Statale di Milano e virologo Fabrizio Pregliasco, ad esempio, ha dichiarato: “Sul vaiolo delle scimmie sicuramente stiamo vedendo la punta dell’iceberg. In questo momento è fondamentale, senza allarmismi, parlarne e riuscire a circoscrivere l’incendio finché è piccolo. Se lo faremo, credo che nell’arco di un mese o 2 in Italia potremmo avere un centinaio, massimo qualche centinaio di casi. Se invece non ne saremo capaci, nello scenario peggiore i casi potrebbero arrivare a qualche migliaio – e, contattato dall’AdnKronos Salute, ha aggiunto –. Rinnovo l’invito ad agire ora. L’incendio va spento adesso mentre ancora è limitato”.

In merito alla diffusione del virus, l’Oms ha segnalato la presenza di 257 casi confermati e 120 casi circa sospetti in 23 Paesi differenti. A questo proposito, Pregliasco ha ribadito: “Bisogna far sì che ci possa essere un tracciamento efficace, un’individuazione dei casi sospetti e dei contatti stretti. Contatti per i quali sarebbe opportuno predisporre una quarantena di 21 giorni. Dopo la lezione Covid, confido nella capacità organizzativa del Paese per tamponare i casi. È chiaro che moltissimo dipende anche dalla responsabilità dei singoli, in termini di comportamenti e di segnalazione di eventuali sintomi dell’infezione”.

Matteo Bassetti

Contattato dall’AdnKronos Salute, invece, il direttore della clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, ha spiegato: “I numeri del vaiolo delle scimmie stanno diventantando importanti. Se mettiamo insieme i casi confermati con i sospetti, sono 400 in poche settimane in 25 Paesi del mondo. La diffusione del contagio è ormai globale. In pratica tutti i Paesi evoluti dal punto di vista sanitario hanno riportato dei casi e chi ancora non l’ha fatto lo farà a breve. I contagi iniziano a essere significativi e il fenomeno è destinato a crescere ancora, perché il tempo di incubazione di questa infezione arriva a 3 settimane e poi ci saranno i contagi da contatto. Complessivamente si sta agendo bene, il livello di allerta si è alzato e anche i cittadini si fanno vedere dai medici in caso di strani rush cutanei. È importante l’isolamento fiduciario per quanto riguarda i contatti, non stiamo parlando di fare la quarantena obbligatoria come con il Covid, ma di non avere rapporti stretti con altre persone. Poi un passaggio potrebbe essere quello della vaccinazione dei contatti e pensare alla vaccinazione, visto che le dosi ci sono, di alcune categorie, che si potrebbe fare nelle prossime settimane. Complessivamente la gestione del fenomeno, anche per quello che abbiamo imparato con il Covid, è avvenuta in maniera attenta”.

Andrea Crisanti

Il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, Andrea Crisanti, ha insistito sull’importanza della “quarantena” per i contatti stretti dei pazienti che hanno contratto il vaiolo delle scimmie e “e vaccinazione ad anello”, ossia la strategia che prevede di tutelare chi ha maggiore possibilità di essere infettato dal virus. La posizione dell’esperto, tuttavia, si discosta da quella dell’Oms che ha riferito che i contatti stretti dei casi devono essere posti sotto osservazione per 21 giorni, ossia per il periodo massimo di incubazione del virus, senza rinunciare alla propria routine quotidiana.

Commentando le linee guida dell’Oms, Crisanti ha affermato: “Ma, alla luce di tutto quello che abbiamo subito con Sars-CoV-2, a mio avviso un piccolo eccesso di prudenza non guasta. Io farei la quarantena dei contatti. Si tratterebbe di una decina, 14 giorni. E poi vaccinazione: sicuramente i contatti dei casi li vaccinerei tutti ma non ritengo necessario in questa fase vaccinare personale sanitario e di laboratorio”.

L’esperto, inoltre, ha osservato: “La prima domanda da porsi è perché avviene questa diffusione di vaiolo delle scimmie adesso e in queste dimensioni, quando questa è una malattia che in qualche modo è conosciuta da tantissimo tempo: ci sono stati già episodi di diffusione del vaiolo delle scimmie in passato anche in America, e poi in Africa è una malattia abbastanza comune. Riguardo a questa domanda, una possibilità potrebbe essere che si è raggiunto un punto critico nel rapporto tra suscettibili e resistenti al virus. Questo focolaio che si sta rilevando in più Paesi in simultanea, a più latitudini, con numeri che crescono e sono previsti in aumento, potrebbe benissimo essere dovuto al fatto che si è raggiunto un rapporto critico tra vaccinati e non vaccinati, che di fatto ne favorisce la trasmissione in alcune situazioni – e ha aggiunto –. I vaccinati contro il vaiolo sono resistenti, sono coperti contro Monkeypox virus. È come se ci fosse di fatto un’immunità di gregge: siccome questo virus ha un indice di trasmissione bassissimo, basta anche una percentuale relativamente bassa di persone protette per bloccare la trasmissione. Però chiaramente più passa il tempo e più il rapporto tra vaccinati e non vaccinati diminuisce, aumentando le generazioni non protette. Non si vaccina più contro il vaiolo da inizio anni ’80. Questa è la cosa più probabile a mio avviso”.

Maria Rita Gismondo

Anche Maria Rita Gismondo, la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano presso il quale è stato isolato il patogeno alla base dell’epidemia presente in Europa, ha commentato l’aumento dei casi all’AdnKronos Salute.

L’esperta, infatti, ha precisato: “I casi di vaiolo delle scimmie probabilmente aumenteranno perché purtroppo, malgrado il contact tracing per la ricerca dei contatti stretti delle persone contagiate, alcuni possono sfuggire e continuare a infettare. E, benché sia opportuno ribadire che si tratta di una malattia non grave, il Monkeypox è un virus che sicuramente bisogna arginare, contenere nel tempo più breve possibile, come è giusto fare per qualsiasi malattia infettiva“.

Per Gismondo, “la cosa importante è dare il giusto significato all’aumento possibile dei casi”. E ha spiegato: “Un incremento probabile, appunto, ma che non deve destare un allarme particolare, considerate le caratteristiche autolimitanti della malattia. Bisogna informare, informare, informare sulle modalità di trasmissione e ovviamente stare all’erta per cercare di intercettare tutti i contatti che possono essere a rischio”.

Carlo Signorelli

Il docente di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, Carlo Signorelli, poi, ha illustrato: “Le vie di trasmissione del vaiolo delle scimmie che si sono viste fuori dall’animale, in questi casi che si stanno registrando in più Paesi d’Europa e del mondo, sono proprio situazioni di vicinanza stretta. Questo sembra il quadro e non richiede l’applicazione di misure di quarantena ai contatti di chi si è infettato. La quarantena la attui in un caso come è Covid-19, dove c’è la possibilità di disseminare l’infezione. In questa situazione invece non avrebbe senso“.

Il docente ha puntualizzato: “Come non avrebbe nessun senso in questo momento una vaccinazione di massa. Ad oggi, non sembra necessaria neanche per gruppi target come operatori sanitari, personale di laboratorio, perlomeno in Europa”.

Pier Luigi Lopalco

Infine, AdnKronos Salute ha raggiunto anche il docente di igiene all’Università del Salento, l’epidemiologo Pier Luigi Lopaco, che ha dichiarato: “L’aumento dei casi segnalati di vaiolo delle scimmie è molto probabile. Ma questo non vuol dire che dobbiamo preoccuparci. Si tratta di una malattia poco grave, che passa senza alcun intervento medico e quindi molto probabilmente, se non ci fosse stata l’allerta internazionale, l’evento sarebbe passato del tutto inosservato – e ha concluso –. Nel momento in cui si dirama l’allerta, tutti i casi che sarebbero passati inosservati vengono invece diagnosticati e segnalati. Da qui l’aumento prevedibile delle segnalazioni”.