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L’emergenza coronavirus fa paura in tutta Italia, dove si assiste a una brusca risalita dei contagi e aumentano anche le ospedalizzazioni. Diverse Regioni sono in zona gialla. Complice la rapida diffusione della variante Omicron, l’andamento epidemiologico appare in peggioramento: a lanciare un allarme è Nino Cartabellotta, il presidente della fondazione Gimbe.
Covid, preoccupa la variante Omicron: l’allarme di Cartabellotta
Ospite ai microfoni de “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus, Nino Cartabellotta ha spiegato che l’aumento dei contagi di Covid-19 “non corrisponde un parallelo incremento dei ricoveri”. Tuttavia, ha precisato: “Con questo tasso di crescita dei casi rischiamo comunque di intasare gli ospedali, perché si può arrivare a 2 milioni di positivi”.
Quindi ha sottolineato: “Tutte le misure messe in campo finora dal Governo sono una sommatoria di pannicelli caldi che non riescono a rallentare la circolazione del virus”.
Variante Omicron, Nino Cartabellotta: “Abbiamo una quantità enorme di casi”
Descrivendo l’attuale andamento della pandemia in Italia, il presidente della fondazione Gimbe ha dichiarato: “Abbiamo una quantità enorme di casi, mai vista, tanto che molti hanno definito la Omicron come il virus più contagioso della storia e i numeri che stiamo vedendo la dicono chiaro in questo senso. Abbiamo in media mobile circa 100mila casi al giorno”. Ciò significa che “1100 vengono ricoverati in area medica e 120 in terapia intensiva”.
Quindi ha aggiunto: “Sicuramente è dovuto all’aumento delle dosi booster e ci auguriamo anche alla minore virulenza della variante Omicron”.
Preoccupa la diffusione della variante Omicron, che favorisce la diffusione del contagio. La congestione degli ospedali appare “meno veloce”, dichiara Cartabellotta, però “l’impatto c’è e con questo tasso di crescita rischiamo di arrivare a 2 milioni di positivi e se anche il tasso dei ricoveri fosse l’1% avremmo 20mila persone in ospedale”.
Fondamentale quindi contrastare la diffusione del virus: per questo motivo, sottolinea Cartabellotta, “bisogna limitare i contatti sociali, magari incrementando lo smart working”.