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Variante Omicron, Crisanti: "Non è un raffreddore, irrigidire la sorveglianza dei positivi"

Crisanti

Crisanti ha evidenziato che la variante Omicron non può essere considerata un raffredore e che occorre aspettare ancora prima di parlare di normalizzazione.

Il microbiologo dell’Università di Padova Andrea Crisanti si è espresso sulla diffusione della variante Omicron e sulla richiesta di allentamento delle restrizioni avanzata dalle regioni: secondo lui è opportuno mantenere l’isolamento sia per sintomatici che per asintomatici e stabilire l’uscita dalla quarantena con tampone molecolare e non rapido.

Crisanti sulle regole

Intervistato dal Corriere della Sera, l’esperto ha definito le richieste delle regioni come ispirate soltanto da una conoscenza parziale della dinamica di un’epidemia. Nel momento in cui i contagi cominciano a diminuire e la curva scende, ha spiegato, è giusto liberalizzare le restrizioni di carattere sociale ma al contempo irrigidire la sorveglianza dei positivi per proteggere i soggetti più fragili.

Quindi manteniamo l’isolamento, sia per asintomatici che per sintomatici, e manteniamo misure di uscita dalla quarantena che abbiano un senso scientifico, cioè non con tamponi rapidi ma con tamponi molecolari“, ha proposto. Una persona asintomatica può infatti trasmettere quanto un sintomatico e anche i vaccinati possono ammalarsi e veicolare Delta e Omicron.

Quanto alla variante Omicron in sé, Crisanti ha spiegato che è sicuramente una mutazione meno virulenta delle altre ma non è comunque da considerare un raffreddore. “Quindi bisogna aspettare prima di parlare di normalizzazione e purtroppo non si possono escludere altre sorprese“, ha sottolineato. La dinamica dell’epidemia dipenderà dal numero di persone protette, dalla durata della protezione e dall’eventualità che si presentino varianti resistenti.

Crisanti sulle regole e la quarta dose

Quanto infine all’ipotesi che sia necessario effettuare una quarta dose di vaccino prima della fine del 2022, il microbiologo ha dichiarato che su questa tematica sarebbe opportuno che le case farmaceutiche che hanno sviluppato i vaccini condividessero i dati a loro disposizione in merito invece che lasciare tutti quanti al buio. Anche perché, ha concluso, “c’è sempre un costo ad attivare il sistema immunitario che in alcune persone può essere molto grave e in altri microscopico”. Ma certamente “l’eccessiva stimolazione del sistema immunitario non è una buona cosa ed esiste per un motivo un principio medico di validità generale secondo cui si cura solo chi ne ha bisogno“.