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Coronavirus, da Reggio Calabria una terapia che fa ben sperare

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Raggio Calabria, 11 ago. (askanews) - Una molecola capace di spegnere l'infiammazione e indurre i processi di riparazione. Si chiama Adenosina, è prodotta dal nostro organismo ed è la sostanza alla base di una cura contro il Covid-19 avviata al grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria. A...

Raggio Calabria, 11 ago. (askanews) – Una molecola capace di spegnere l’infiammazione e indurre i processi di riparazione. Si chiama Adenosina, è prodotta dal nostro organismo ed è la sostanza alla base di una cura contro il Covid-19 avviata al grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria. Alla base di questa tecnica ci sono gli studi di immunoterapia oncologica del dottor Pierpaolo Correale, direttore dell’unità operativa di oncologia medica dell’ospedale calabrese che ci ha spiegato come funziona il trattamento contro l’infiammazione per mezzo dell’adenosina.

“Attraverso dei recettori ferma completamente l’infiammazione, mette a riposo il tessuto, comincia il processo di riparazione e avverte il sistema immunitario. Questo processo funziona sempre, solo nel polmone ci possono essere dei problemi, perché l’ossigeno è un inibitore del processo di trasformazione dell’Atp in adenosina”, ha spiegato.

Da qui l’intuizione, in collaborazione con Sebastiano Macheda, direttore terapia intensiva e anestesia dell’ospedale calabrese, di usare un farmaco antiaritmico ma con una forte azione antinfiammatoria con somministrazione ai pazienti affetti da Covid-19 per aerosol.

“L’idea è stata di somministrarlo attraverso nebulizzazione fatta con un sistema ad alti flussi”, ha spiegato Macheda.

Il trattamento sta dando ottimi risultati: “Gran parte dei pazienti ha potuto lasciare l’ospedale entro una settimana con un quadro di polmonite praticamente risolto. Oggi a quasi quattro mesi di distanza dodici di 14 pazienti sono guariti e sono in ottime condizioni generali”.

Il trattamento ha attratto interesse anche negli Stati Uniti, ma in Italia è ancora tutto bloccato. “A livello nazionale siamo un po’ fermi. Abbiamo chiesto uno studio sperimentale all’Aifa e per due volte l’Aifa ci ha chiesto ulteriore integrazione. Siamo fermi ma il nostro studio sta per essere replicato negli Stati Uniti, adesso stanno per partire con uno studio sperimentale e c’è l’intento di estendere questo studio a livello internazionale”.