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Carcere Beccaria di Milano, tentato stupro: "Voglio solo far l'amore con te"

I dettagli sul tentato stupro al carcere Beccaria di Milano

Amin Hachouch ha raccontato i dettagli del tentato stupro subito da parte di un agente del carcere Beccaria di Milano.

Amin Hachouch ha raccontato i dettagli del tentato stupro subito da parte di un agente del carcere Beccaria di Milano. Un episodio che fa parte delle accuse per cui sono stati arrestati 13 agenti.

«Voglio solo far l’amore con te»: il tentato stupro dell’agente al detenuto nel carcere Beccaria di Milano

Il racconto della tentata violenza sessuale nei confronti di Amin Hachouch da parte di un agente dell’IPM Cesare Beccaria di Milano. L’episodio fa parte di quelli che hanno fatto finire in arresto 13 agenti della polizia penitenziaria con accuse di tortura, maltrattamenti e falso. Il racconto parla di una sera di fine novembre in cui il giovane si è svegliato perché uno degli agenti gli stava mettendo una mano sul sedere. “Stai tranquillo, voglio solo far l’amore con te” gli avrebbe detto. Amin Hachouch non conosceva il nome del poliziotto ma ha reagito, lo ha preso a pugni e lo ha allontanato, svegliando il compagno di cella, che lo ha aiutato a mandare via l’agente.

Io stavo dormendo in mutande e mi ero coperto con il lenzuolo perché c’era molto caldo. Appena mi sono reso conto di quello che stava accadendo, ho detto all’assistente ‘cosa vuoi’. E lui mi ha detto ‘stai tranquillo, voglio solo far l’amore con te’. Io ho reagito in modo violento e l’ho colpito con diversi pugni. A quel punto si è svegliato Salim che mi ha detto di smetterla” ha raccontato il detenuto. Le sue accuse sono state confermate dal compagno di cella. Le violenze al Beccaria sono avvenute dall’autunno 2023 al marzo scorso e sono rimasti coinvolte una dozzina di ragazzi minorenni.

Le violenze all’IPM Cesare Beccaria di Milano

Tutto è iniziato quando Salim Mahmoud ha chiesto un medicinale. Poco dopo Hachouch lo ha sentito urlare che lo stavano picchiando. A quel punto sono arrivati dieci agenti e uno gli ha detto di aprire la finestrella per poi spruzzare spray al peperoncino. Il giovane è astato poi aggredito a calci e pugni. Una delle madri delle vittime ha raccontato che gli agenti di polizia penitenziaria facevano differenze tra detenuti italiani e stranieri. “Nemmeno quando mio figlio è stato stuprato da un gruppo di altri ragazzi. L’agente presente, quando ha capito la situazione, se n’è andato lasciando che lo aggredissero, trovando tutto il tempo per oscurare le telecamere con sedie e oggetti vari. Le guardie sono arrivate solo mezz’ora dopo, quando la segnalazione di un giovane estraneo al gruppo li ha costretti a intervenire. Appena ho scoperto l’episodio sono corsa al Beccaria chiedendo di parlare con quello che credo fosse il comandante della polizia penitenziaria: ‘Signora cosa vuole che sia’, mi ha detto. Lui era persino peggio degli agenti perché nascondeva tutto quanto. E il giorno della violenza non gli ha nemmeno fatto fare una telefonata a casa” ha dichiarato la donna.

Un ex detenuto ha raccontato le violenze notturne al Corriere della Sera. “Una volta sono entrati quattro assistenti dentro la cella vicina alla nostra, noi sentivamo i rumori. Hanno ammanettato e picchiato un ragazzo, l’hanno spaccato di calci e di pugni, all’epoca lì non c’erano ancora le telecamere. Noi ci siamo rannicchiati tutti nell’angolo del nostro letto, in silenzio, era il suo turno. Un’altra volta hanno fatto un occhio nero a me, mi hanno preso a calci in tre e dato uno schiaffo che non ci sentivo più da un orecchio perché continuavo a chiedere l’accendino. Nessuno il giorno dopo mi ha fatto domande” ha dichiarato l’ex detenuto, sottolineando che non ha denunciato perché non si fida di nessuno, perché nessuno crede ad un ragazzo pregiudicato.