Il 31 marzo 2022, esattamente un anno fa, si concluse in Ucraina la battaglia dI Bucha (o Buča) avvenuta nel corso dell’offensiva delle truppe russe verso Kiev, che alla fine furono costrette a battere in ritirata.
Quello che i militari trovarono arrivati in città rimarrà nei libri di storia come teatro di uno dei più tragici massacri di civili e militari di sempre. Ecco perché le recenti dichiarazioni del presidente ucraino Zelensky in un anniversario simile suonano così rivelanti, oggi più che mai.
La scoperta del massacro di Bucha
Il 3 aprile le autorità e l’esercito ucraini avevano trovato in città, a battaglia conclusa, fosse comuni con i corpi di 410 cadaveri, molti dei quali con le braccia legate e i segni di probabili esecuzioni. I pochi superstiti avevano inoltre raccontato delle terribili torture subite da parte delle truppe di Vladimir Putin.
Già lo scorso anno, a proposito, Zelensky aveva parlato senza troppi giri di parole di genocidio e di crimini di guerra per i quali Putin avrebbe presto dovuto rispondere.
Il ricordo di Zelensky in occasione dell’anniversario di Bucha
A 12 mesi di distanza dai fatti di Bucha il presidente ucraino si è nuovamente espresso ricordando la strage dichiarando che la città dovrà diventare un “simbolo di giustizia” aggiungendo:
Quando Bucha è stata liberata, abbiamo visto il diavolo. Non dimenticheremo mai le vittime di questa guerra e assicureremo alla giustizia tutti gli assassini russi. Vogliamo che ogni assassino, ogni carnefice, ogni terrorista russo sia ritenuto responsabile di ogni crimine contro il nostro popolo.