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A che punto siamo con il Recovery Plan: la scadenza è fra dieci giorni

Mario Draghi

A che punto siamo con il Recovery Plan: la scadenza fra dieci giorni impone tempi ristretti ma da Palazzo Chigi rassicurano che è tutto pronto

A che punto siamo con il Recovery Plan con la scadenza fra dieci giorni per presentarne contenuti e polpa alla Commissione Europea? Da Palazzo Chigi rassicurano: i tempi saranno rispettati e il documento salva economia verrà illustrato alla Camera entro fine del mese, cioè fra pochissimi giorni, a contare che la scadenza di presentazione in sede europea è fissata al 30 aprile. Il piano di rilancio di ripresa e resilienza prenderà dunque la via di Bruxelles in tempo e con la “benedizione” del ramo legislativo del potere repubblicano. I due interventi con cui Mario Draghi, dopo una serie di consulenze di affinamento, illustrerà il Recovery al parlamento sono calendarizzati per il 26 e 27 aprile. E il passaggio, fondamentale, in Consiglio dei Ministri? Questa stessa settimana dovrebbe essere quella buona. 

Il punto sul Recovery Plan: soldi e vincoli

L’agenda di tutte le misure che l’Italia adotterà per rilanciare l’economia ha preso sostanza in un documento che dovrà vedere l’approvazione della Commissione Europea, sono tanti soldi, non dimentichiamolo, ma soldi vincolati a precisi protocolli di utilizzo. Dopo il disco verde di Bruxelles le risorse saranno sbloccate materialmente sul piano dei paesi membri e il bouquet di distribuzione sarà il famoso Next Generation Eu. Piccolo cenno storico: la bozza originaria era già pronta per il vaglio della CE, ma poi il governo che ci mise suggello, quello Conte bis, era caduto e il documento pre operativo inviato a fine gennaio dopo gli innesti alla Sanità era rimasto inattivo. 

Due bozze ma poche differenze

I che ci porta al governo Draghi: in agenda di quest’ultimo c’è il rafforzamento dell’impalcatura del paese dopo la crisi  economica e sanitaria, e il tavolo esecutivo bis si era insediato da subito con il nuovo titolare Daniele Franco. Quindi è lecito pensare che la le due bozze ci siano differenze che, pur tenendo ferma la stella polare del rilancio, rispecchino i diversi approcci al problema dei due esecutivi? Pare di no, non clamorose almeno. E non solo perché c’è stato poco tempo per rimarcarle, ma anche e soprattutto perché le linee guida europee sono talmente rigide e predefinite che le possibilità di manovra sul piano delle sfumature politiche sono infinitesimali. 

Piccole differenze con il Conte bis

Ecco perché il Mef ha sostanzialmente usato la bozza Conte come base di lavoro con piccoli innesti. E sono innesti che riguarderebbero la “precisione” dei target, a tener conto che Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli Affari economici, qualche piccola remora in merito alla vaghezza di alcune voci della bozza Conte l’aveva espressa.