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Roma, 1950: Annarella Bracci scomparsa e ritrovata in un pozzo, un mistero irrisolto

annarella pozzo

Annarella Bracci martoriata e buttata in un pozzo: la drammatica scomparsa di una bambina nelle borgate romane, un mistero che perdura dal 1950.

Nelle borgate periferiche di Roma, alcune storie sembrano non voler svanire nel tempo. Tra silenzi inquietanti e vicoli angusti, si racconta ancora di Annarella Bracci e del pozzo che custodisce un mistero mai risolto dal 1950. In questi quartieri, segnati dalla povertà e dalle cicatrici della guerra, l’innocenza dei bambini conviveva con paure profonde, e vicende rimaste senza risposta continuano a emergere attraversando generazioni.

Annarella Bracci martoriata e buttata in un pozzo: scomparsa, tragedia e mistero irrisolto

Annamaria “Annarella” Bracci nacque a Roma nel 1937 e trascorse un’infanzia segnata dalla povertà. Figlia di Marta Fiocchi e Riziero Bracci, la sua famiglia si rifugiò in diverse borgate, da Ponte Milvio a San Lorenzo, fino a Primavalle, quartiere periferico segnato dalle macerie del dopoguerra. Cresciuta tra case popolari, scantinati e strade fangose, Annarella frequentò il convento delle Suore Benedettine in viale Giulio Cesare, dove imparò a leggere e a coltivare sogni di un futuro migliore. Tuttavia, le difficoltà economiche la costrinsero presto a lasciare la scuola e ad aiutare la madre con le faccende domestiche e piccole commissioni per i vicini.

La vita familiare era segnata da tensioni continue: la madre Marta, donna elegante e indipendente, era spesso criticata dai vicini, mentre il padre Riziero, operaio al Teatro dell’Opera, nutriva sospetti e accuse verso di lei. Quando la moglie rimane nuovamente incinta, scatta la querela per adulterio e aborto provocato, e anche Annarella viene chiamata a testimoniare contro di lei.

In questo contesto fragile, Annarella cercava spazi di libertà e momenti di leggerezza, sogni che contrastavano con la durezza della realtà.

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Il 18 febbraio 1950 Annarella uscì di casa per comprare dell’olio e non fece più ritorno. Dopo giorni di ricerche disperate, il suo corpo venne ritrovato in un pozzo tra via Torrevecchia e via Cogoleto, nudo dalla vita in giù e in condizioni terribili. Fu il nonno di Annarella, Melandro, a rinvenire il corpo della nipote nel pozzo di via La Nebbia, ricevendo la ricompensa di trecentomila lire che un barone forestiero aveva promesso a chi avesse ritrovato la bambina.

La notizia sconvolse Roma: migliaia di persone parteciparono ai funerali, e la vicenda occupò le prime pagine dei giornali. Le indagini iniziarono dalla famiglia, ma si concentrarono poi su Lionello Egidi, uomo di bassa estrazione sociale che aveva lavorato come giardiniere per la famiglia e che aveva precedenti per molestie su minori. Egidi confessò, poi ritrattò, e affrontò una lunga serie di processi tra condanne e assoluzioni. La giustizia si dimostrò incerta e controversa, e alla fine il colpevole ufficiale non fu mai identificato e condannato.

Il caso di Annarella rimane uno dei misteri più tragici del secondo dopoguerra a Roma, simbolo di un’infanzia spezzata e di verità rimaste nascoste tra le borgate, tra strade fangose e scantinati dimenticati.