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La storia dell'Antica Monterano, la città fantasma

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Ripercorriamo la storia di Monterano, la città abbandonato vicino a Roma. Il fascino del luogo si riflette nei secoli travagliati dell'antico borgo.

Le Rovine dell’Antica Monterano si trovano a nord di Roma su un’altura tufacea, tra i monti della Tolfa e il lago di Bracciano: circondate dalla natura dell’omonima Riserva Naturale, sono uno dei luoghi più affascinanti della Maremma Laziale.

Poiché Monterano si trova a meno di un’ora di macchina da Civitavecchia, è facile intuire perché abbiano scelto il borgo abbandonato come set cinematografico per alcuni importanti film. Si ricordano Ben-Hur, Brancaleone alle Crociate, Guardie e Ladri ed Il marchese del Grillo.

La storia di Monterano

La collina su cui sorge la città fantasma conserva le tracce di un lungo passato. Lungo l’altura sono disseminate tombe etrusche e si può individuare un solco scavato nel tufo per scendere a valle, elementi che permettono di comprenderne le origini. Inoltre le polle d’acqua ricordano un tempo lontano di attività vulcaniche.

Origini

Dopo la nascita etrusca, nel II secolo a.C. iniziò la dominazione romana, portando con sé la costruzione di un acquedotto e l’ampliamento della rete viaria iniziata nel periodo precedente. Le spinte barbariche del IV secolo d.C. non risparmiarono l’area laziale, impoverendola e decimando la popolazione.

Il borgo riprese vita nel VI secolo, quando il vescovo di Forum Clodii si trasferì con i cittadini a Monterano per proteggersi dalle incursioni germaniche: costruirono nuove strade e mura difensive e trasformarono Manturianum in una sede episcopale, nonché uno dei più importanti centri dell’area Sabatina. Seguì poi un’epoca di lenta decadenza.

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Lo splendore rinascimentale

I primi miglioramenti si ebbero con una ripresa economica, demografica e sociale. Sul finire del 1300 Monterano fu nelle mani degli Anguillara come feudo, nel 1500 passò agli Orsini e infine nella prima metà del XVI secolo fu il ducato degli Altieri. La famiglia vantava come membro insigne Emilio Bonaventura Altieri, che nel 1670, all’età di 80 anni, divenne papa Clemente X.

Il pontefice incaricò Gian Lorenzo Bernini di abbellire il borgo con alcune costruzione. Questi costruì la Chiesa e il Convento di San Bonaventura, ristrutturò la facciata del Palazzo Baronale e infine realizzò una fontana ottagonale e una con la Statua del Leone, simbolo della città.

Distruzione e desolazione

La difficoltà economica e sociale tornò a profilarsi su Monterano dopo la morte di Clemente X nel 1676. Il periodo di decadenza ebbe il suo culmine nel 1770, quando un’epidemia di malaria si abbatté sulla popolazione e decimò i contadini.

Inoltre nel 1798 la città entrò a far parte della Repubblica Romana, che però cadde l’anno seguente per mano dell’esercito borbonico. Dopo una disputa con gli abitanti di Tolfa, l’esercito francese incendiò e distrusse il borgo, ponendo fine alla sua travagliata storia.

Raggiungere Monterano

Partendo da Roma bisogna percorrere la via Braccianese SS493 fino a Bracciano per poi oltrepassare Manziana in direzione Oriolo Romano. Arrivati a Canale Monterano è sufficiente seguire le indicazioni per la Riserva Naturale fino al parcheggio sterrato poco distante dalle rovine del borgo: proseguendo a piedi su un sentiero di circa 200 metri si inizieranno ad avvistare le rovine.

La visita

Monterano Antica è una meta perfetta per chi ama l’architettura e le gite in mezzo alla natura: pensate che le rovine sono abitate da una colonia di cavalli selvatici!

Nel corso della visita è possibile ammirare i già citati sepolcreti etruschi, l’acquedotto romano, il castello medievale e il Convento rinascimentale di San Bonaventura. Davanti alla chiesa si trova una copia della fontana del Bernini, mentre l’originale è custodita in Piazza del Campo a Canale Monterano. Sulla facciata del Palazzo Baronale si trova la fontana del Leone, detta “Capricciosissima“: anch’essa è una copia, ma è possibile ammirarne la prima versione nell’atrio del palazzo comunale.

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Di grande interesse sono anche i ruderi della Chiesa di San Rocco, dei Porta Gradella e della Via Gradella, così come il campanile della cattedrale e alcuni resti della zona abitata di Monterano.

Per concludere l’esplorazione di questo luogo magico si può procedere verso le solfatare, le miniere di zolfo e, seguendo i tratteggi rossi di un sentiero, in direzione del geosito dove si trova la cascata della Diosilla. Il colore dell’acqua è ciò che la rende celebre: grazie allo zolfo cambia colore, passando dal giallo ruggine al blu, fino a divenire bianca.