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Atreju, Meloni a Roma: “Porteremo l’Italia sul 1° gradino del podio”

Atreju 2023 meloni

L’edizione 2023 di Atreju si chiude con il lungo e deciso discorso del premier Giorgia Meloni: cosa ha detto la leader di Fratelli d’Italia?

La quarta e ultima giornata di Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia organizzata a Castel Sant’Angelo a Roma, si è conclusa con il discorso del presidente del Consiglio e fondatrice del partito Giorgia Meloni. In occasione della chiusura dell’evento, sul palco è saluto anche il leader di Vox Santiao Abascal che ha lodato il Governo italiano, sostenendo che “le speranze di un cambiamento di rotta in Europa puntano su Roma”.

Atreju 2023, Giorgia Meloni chiude l’evento: il discorso

Per quanto riguarda Meloni, nel corso del suo intervento, il premier ha attaccato duramente la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, che ha rifiutato l’invito all’evento che le era stato rivolto, e ha voluto ricordare Silvio Berlusconi. Inoltre, ha affrontato moltissimi temi cruciali come il Superbonus, il Reddito di cittadinanza, il femminicidio, i rave party, l’utero in affitto e anche le mafie e la situazione a Caivano.

Poco dopo aver preso la parola, la leader di FdI ha voluto ricordare il Cav, sottolineando che è merito del fondatore di Forza Italia se il centrodestra è unito. “Se da ormai 30 anni con formule diverse il Centrodestra esiste non è un incidente della storia. Esiste da 30 anni perché condividiamo sistema di valori e comune visione da realizzare. Il mio ringraziamento a chi non c’è più, grazie a Silvio Berlusconi”, ha detto.

Subito dopo, ha sferrato un duro attacco alla segretaria dem Schlein che ha declinato l’invito ad Atreju. “Cara Elly, puoi anche decidere di non partecipare ma non c’è bisogno di insultare tutti coloro che hanno deciso di partecipare solo perché hanno dimostrato di avere coraggio che a voi evidentemente difetta”, ha dichiarato. Meloni, poi, facendo riferimento alla de Il Signore degli Anelli, ha aggiunto: “Tolkien aveva ragione: l’anello è insidioso, lusinga, ti circuisce, cerca di farti perdere il senso di realtà. Ma c’è una cosa solo più forte e si chiama compagnia, persone per bene che ti accompagnano in silenzio facendo ciascuno la propria parte e pronte a prenderti in braccio perché tu possa continuare il tuo lavoro. Quell’anello non ci avrà mai, siamo le stesse persone che eravamo ieri e le stesse di domani e porteremo il nostro compito a termine, ciascuno nel suo ruolo come un sol uomo”.

Influencer e reddito di cittadinanza

Prima di affrontare temi più importanti, il premier ha ammesso: “Mi fa un po’ specie, dopo aver organizzato tutte le edizioni di Atreju tranne questa, tornare quest’anno da presidente del Consiglio: mi è sembrato in alcuni momenti di essere quasi uno degli ospiti. Lo voglio dire con il cuore, mi rende immensamente orgogliosa vedere che Atreju quest’anno è molto più bella di tutte le edizioni precedenti, di quelle di cui ero stata così fiera di organizzare. Mi rende orgogliosa che mentre io ero altrove qualcuno si è impegnato a far crescere questa storia infinita”.

Subito dopo, ha fatto cenno alla multa ricevuta da Chiara Ferragni pur scegliendo di non citare in modo diretto l’influencer. “Gli infuencer non sono quelli che fanno soldi a palate mettendo vestiti o borse o promuovendo carissimi panettoni facendo credere che si farà beneficenza, ma il cui prezzo servirà solo a pagare cachet milionari”, ha osservato.

Soffermandosi sulla sospensione del Reddito di cittadinanza, invece, ha asserito che “lo rifarei mille volte”. “Se chi prendeva il reddito di cittadinanza per lavorare in nero quando avrebbe potuto farlo mi detesta, poco importa. Non intendo comprare il consenso della gente. Quello è un privilegio che lascio ad altre forze politiche”, ha denunciato.

“Aumenta l’occupazione, diminuisce il precariato, ma curiosamente aumentano anche gli scioperi generali dei sindacati. Sono gli stessi che fanno la morale sul salario minimo poi accettano contratti da 5 euro all’ora”, ha sottolineato per quanto riguarda sindacati e scioperi. “C’è tanto da fare per combattere il lavoro povero, che anni di governi di sinistra ci hanno consegnato. Oggi parlano del salario minimo, che nel nostro sistema rischia di abbassare il salario dei lavoratori e fare favori alle grandi concentrazioni economiche. Non mi stupisce che quando erano al governo non hanno fato nulla. Non lo mettevano nelle buste paga ma nel reddito di cittadinanza, così aumentava il salario di chi non lavorava”.

Superbonus, rave party e utero in affitto

“Abbiamo fatto una legge di Bilancio espansiva nonostante una situazione drammatica ereditata dei conti pubblici soprattutto per il Superbonus, con qualcuno che faceva la campagna elettorale dicendo che si è potuto ‘ristrutturare gratuitamente casa’: quel ‘gratuitamente’ ci ha lasciato un buco da 140 miliardi, quanto lo Stato spende in un anno per tutta la sanità”, ha continuato Meloni durante il suo intervento conclusivo ad Atreju. “Ci chiedono i soldi per la sanità ma sono stati utilizzati per ristrutturare meno del 4% del patrimonio immobiliare italiano, prevalentemente seconde case, case di pregio, perfino sei castelli lasciando a ogni italiano un debito di 2mila euro”.

“Ogni scelta fatta ha avuto come stella polare le persone”, ha invece detto soffermandosi sul nodo dei rave party illegali. “Penso a Pietro, un agricoltore come tanti che un giorno ha visto arrivare migliaia di persone da mezza Europa sul suo campo per un rave illegale: raccolti distrutti, animali uccisi, furti. Abbiamo fatto un decreto. Ci è stato detto che era inutile, che negavamo ai giovani il diritto di ballare. Ma se vuoi ballare vai in discoteca, dove c’è gente che paga le tasse per consentirti di ballare. E dopo anni da repubblica delle banane, nell’ultimo anno non c’è stato neanche un rave party illegale”. E ha aggiunto: “Abbiamo anche modificato la legge sugli sgomberi e introdotto il principio che si può sgomberare immediatamente senza attendere la convalida del giudice, nessun altro anziano deve vivere anni sul terrazzo perché lo Stato non è in grado di difenderlo. In Italia la proprietà privata è sacra e la difenderemo”.

Non è mancato, poi, l’affondo contro la pratica dell’utero in affitto. “I figli non sono un business, non sono un oggetto e non si comprano e non si vendono. Sembra una ovvietà ma purtroppo non lo è. Sono fiera che, grazie ai nostri parlamentari, l’utero in affitto diventerà presto reato universale e perseguibile in Italia e anche all’estero”, ha tuonato.

Caivano, mafie e femminicidi

“Vogliamo dare un segnale chiaro: in Italia non ci devono essere più zone franche nelle quali lo stato indietreggia, sparisce. A Caivano vogliamo dimostrare che le cose possono cambiare e che non è l’unica opzione arrendersi e piegarsi alla camorra perché nessuno ti aiuterà. A Caivano abbiamo riportato lo Stato, le istituzioni, per dire ai criminali di ogni sorta ‘Con noi al governo non vi conviene sfidare lo Stato’, perché risponderemo colpo su colpo, non ci facciamo intimidire”, ha detto Meloni, soffermandosi su Caivano.

Sulle mafie, poi, ha puntualizzato: “La cattura di Messina Denaro e di altri non la considero un merito del governo ma sempre merito degli inquirenti e delle forze dell’ordine che continuiamo a ringraziare, ma sono convinta che il governo possa avere un ruolo fondamentale se ha il coraggio di dire a chi è sul campo ‘Conta su di me, ti copro le spalle’. Continueremo a farlo nel nome di Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Emanuela Loi e di tutti gli eroi che ci hanno indicato quale fosse la strada da seguire”.

Infine, il presidente del Consiglio ha espresso alcune considerazioni sulla piaga dei femminicidi: “In nome di Giulia, Paola, Sofia, di tutte le donne uccise da chi diceva di amarle, ci battiamo per contrastare l’inaccettabile quotidiana mattanza che è il femmincidio. C’è anche da lavorare alla gestione di sentimenti ed emozioni. Negare i passi avanti fatti finora sarebbe ingiusto, ma anche negare che siamo lontani dell’obiettivo di sradicare questo cancro”. E, facendo riferimento alle opposizioni, ha attaccato la “sinistra abituata a banchettare sulle tragedie per raggranellare qualche consenso”.